Fusione a freddo: Eugenio Odorifero da alcune spiegazioni

European Consumers

Fusione a freddo: Eugenio Odorifero da alcune spiegazioni, un botta e risposta in tema di free energy

> Premetto che non sono un fisico, Neanche io. Sono un’appassionato che sperimenta e sostiene la free energy. Preferisco dirlo subito, in quanto in genere sono apprezzato proprio dico le cose come stanno. Sui fatti sono rimasto aggiornato all’anno scorso, comunque, in quanto l’ONNE quest’anno non ha organizzato nulla in merito. Ma so che stanno andando avanti. > quindi non ho competenze per mettermi a discutere di certi temi con > scienziati di comprovata esperienza. Noi, infatti no. Ma nel convegno “Eppur si Fonde” partecipavano anche ricercatori del CNR, oltre a fisici e ingegneri. E sono assolutamente favorevoli a questa possibilità. > Inoltre, delle motivazioni addotte da Vatinno non so nulla e perciò > mi astengo dal commentare l’accaduto. Le motivazioni erano più o meno le tue che descrivi dopo. Ma la differenza è l’accanimento per qualcosa che negava senza un maturo beneficio del dubbio dei suoi colleghi. > Alla luce delle mie scarse cognizioni in materia posso però dire che > tra la presunta fusione fredda portata da Vittorio alla Sapienza e > quella – peraltro solo teorica, finora – di cui da anni si discute > negli ambienti scientifici di tutto il mondo c’è una distanza > abissale. In effetti quel pazzo scatenato di Renzo Mondaini non dà il massimo della fiducia. Ma quel giorno mise in difficoltà perfino al preside della facoltà d’ingegneria di Roma Tre. Ma forse è meglio mettere i puntini sulle “i”. La differenza principale è che Fleishmann e Pons e successori usavano acqua pesante, mentre da Cirillo e Iorio in poi il percorso italiano si è sviluppato su un modello semplificato, usando acqua distillata. Da qui è derivata la teoria del professor Cardone che comunque ricercava sulla sonofusione. Quest’ultimo l’ha chiamata fusione piezonucleare, cioè derivante da elementi non radioattivi, con un modello che forse discutibile, ma che intanto unifica la sonofusione alla f. fredda: la differenza è l’uso della corrente attraverso impulsi in frequenza, nel caso della sonofusione, o le cui scariche sono lasciato alla cella stessa, in caso di quella fredda. In più accosta le formule alla teoria nucleare classica. La fusione comunque non mi risulta assolutamente teorica, in quanto le celle sono state attivate ed emettono plasma. Il controllo è tale che, per giunta, si può dimostrare in pubblico. > Anzi, per la verità mi risulta (ma potrei sbagliare) che non vi > siano certezza sulla reale possibilità di ottenere una fusione atomica > senza rilascio di energia (cioè fredda). Il fatto, almeno per il percorso che ho visto in Italia, è che il rilascio di energia sotto forma di calore c’è e come. Si chiama fusione a freddo perché è “solo” di 3000°C: nulla rispetto alla fusione calda, il cui modello è ricalcato dalle reazioni del sole, ma più che sufficiente per produrre energia utilizzabile. > Di fatto sarebbe una contraddizione in termini, visto che il motivo > per cui si cerca di mettere a punto un processo di fusione atomica è > proprio quello di poter utilizzare l’energia (e quindi il calore) che > da tale processo dovrebbe essere liberata. Il calore ci sta: si genera dal plasma elettrico. Eugenio ——-

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