European Consumers considera folle qualsiasi proposta di nuovi inceneritori

Le dichiarazioni del Ministro Salvini sull’ipotesi di nuovi inceneritori in Campania sono gravi e culturalmente obsolete. Il ministro dell’Interno a Napoli ha dichiarato: “Occorre il coraggio di dire che serve un termovalorizzatore per ogni provincia perché se produci rifiuti li devi smaltire […] c’è veramente una incapacità folle nell’affrontare il tema”. E se qualcuno dovesse essere contrario ai termovalorizzatori, come il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, “se li mangi, i rifiuti” anche perché “non vorrei doverli imporre”.

Il futuro, anche a nome dell’Unione Europea, va verso il riciclaggio. Ma negli ultimi 3 anni sono bruciati quasi 300 siti di stoccaggio dei rifiuti da riciclare sia pubblici che privati molti proprio nell’area di Napoli. L’emergenza sembra creata ad arte per favorire gli inceneritori come “unica possibilità”.

Dal punto di vista dei rischi ambientali e sanitari sebbene gli impianti di ultima generazione siano più evoluti, ciò non significa che siano esenti da impatti sia sulle aree su cui insistono sia come contributo alle emissioni di gas serra, che dobbiamo drasticamente ridurre se non vogliamo assistere a eventi catastrofici nell’arco di pochi decenni, come sostenuto dalla quasi totalità degli scienziati competenti in materia.

Inoltre per costruire un nuovo impianto per l’incenerimento dei rifiuti occorrono molti anni e quindi sarebbe totalmente inefficace per risolvere i problemi di oggi.

Ma l’obsolescenza della proposta si collega a una situazione italiana assai inquietante che permette di porsi se non altro qualche domanda.

Il Sole 24 Ore ha contato 343 casi di incendi a impianti o macchinari a partire dal 2014 in tutta Italia. Il fenomeno è incrementato a partire dal maggio 2017, quando la Cina ha bloccato l’importazione di plastica di scarsa qualità. Malavita e imprenditori senza scrupoli hanno così adottato le fiamme per smaltire la produzione perché la fine dello smaltimento in Asia ha fatto lievitare i costi di conferimento ai termovalorizzatori. Tra i roghi i dell’ultimo anno e mezzo, 143 hanno coinvolto impianti di rifiuti, 33 in discariche. In Lombardia i roghi sono stati 43 e la regione viene identificata come una nuova Terra dei fuochi. Viene il dubbio di un vero e proprio piano occulto per peggiorare la cronica emergenza rifiuti e ritirare fuori l’obsoleto tema degli inceneritori.

Incenerire i rifiuti affossa la raccolta differenziata che deve migliorare per non incorrere in sanzioni da parte dell’Unione Europea. Incenerire significa bruciare frazioni come carta e plastiche che per loro natura sono preziosissime per la filiera del riciclo. Bruciare rifiuti urbani li trasforma in polveri sottili, ceneri e fanghi dannosi per la salute, costosi e difficili da gestire. La realizzazione di un inceneritore richiede investimenti pubblici enormi sottratti alla realizzazione della rete del compostaggio e alle strategie di riduzione a monte dei rifiuti, unici veri obiettivi da perseguire per una corretta gestione dei rifiuti.

La risoluzione legislativa del Parlamento europeo del 18 aprile 2018, che modifica la Direttiva rifiuti del 2008 entro il 2025, dichiara almeno il 55% dei rifiuti urbani domestici e commerciali dovrebbe essere riciclato. L’obiettivo salirà al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035. Il 65% dei materiali di imballaggio dovrà essere riciclato entro il 2025 e il 70% entro il 2030. Vengono fissati inoltre obiettivi distinti per materiali di imballaggio specifici, come carta e cartone, plastica, vetro, metallo e legno. In linea con gli obiettivi Onu di sviluppo sostenibile, gli Stati membri dovrebbero, inoltre, ridurre gli sprechi alimentari del 30% entro il 2025. Cinque anni dopo il taglio dovrebbe arrivare al 50%. La proposta di legge limita, inoltre, la quota di rifiuti urbani da smaltire in discarica a un massimo del 10% entro il 2035.

Ricordiamo che dal 2014, Austria, Belgio, Danimarca, Germania, Olanda e Svezia, senza inceneritori, non hanno inviato praticamente alcun rifiuto in discarica. Quindi è possibile riciclare bene e quasi tutto. Se non lo si fa è perché non lo si vuole fare. L’Italia nel 2016 ha prodotto oltre 30 milioni di tonnellate di rifiuti urbani. Di questi, il 27,64% è andato in discariche, il 50,55% riciclato o compostato e il 21,81% incenerito.

Si va, grazie alle solite legislazioni di urgenza, in senso opposto. Con l’articolo 35 del decreto 133/2014, il cosiddetto “Sblocca Italia” e i successivi decreti attuativi, la Presidenza del Consiglio dei Ministri e il Ministero dell’Ambiente hanno stabilito che i 40 impianti di incenerimento, presenti nel territorio italiano destinati ai rifiuti urbani e speciali, fossero “infrastrutture e insediamenti strategici di preminente interesse nazionale”. Per questo motivo sia l’attività di incenerimento sia i suoi effetti sull’ambiente potevano esulare da ogni controllo delle regioni. Arrivando anche alla “riclassificazione” degli impianti trasformandoli con un cambio di sigla da “D10” a “R1” (da Smaltimento a Recupero di energia), senza che tali incrementi e modifiche siano passati al vaglio di una procedura di Valutazione Ambientale Strategica.

Il 24 aprile 2018, il Tribunale Amministrativo del Lazio, ha accolto il ricorso contro il cosiddetto decreto “Sblocca Italia”. A presentarlo erano stati il Movimento Legge Rifiuti Zero per l’Economia Circolare, Verdi Ambiente e Società, Associazione “Mamme per Salute e l’Ambiente Onlus” e Comitato “Donne 29 Agosto”. Il TAR del Lazio ha rinviato per competenza sul merito alla Corte di Giustizia, il governo italiano e il Ministero dell’Ambiente, sia sul mancato rispetto della corretta gerarchia di trattamento dei rifiuti, che sulla mancata esecuzione della Valutazione Ambientale Strategica, sempre prevista in caso di programmi o piani statali di gestione rifiuti che hanno impatto sull’ambiente e la salute.

Il decreto, secondo un parere dei medici per l’ambiente di ISDE Italia comporta un “surplus” di incenerimento di quasi due milioni di tonnellate/anno (1.818.000 t/a), con impatto ambientale e sanitario non valutati.

Il 26 gennaio 2018 la Commissione Europea in un report su “Rifiuti energia ed Economia circolare” afferma che “Le risorse pubbliche dovrebbero evitare di creare sovraccapacità per il trattamento di rifiuti non riciclabili, come gli inceneritori” indicando come investimenti prioritari in riduzione, riciclaggio e recupero di materia, mettendo in campo politiche come tassazione dell’incenerimento, la terminazione dei sussidi, la moratoria sulla costruzione di nuovi inceneritori e lo spegnimento progressivo di quelli esistenti. Il contrario di quello che hanno proposto Renzi e Galletti ed ora Salvini.

Si ricorda che il Contratto di governo sottoscritto da Movimento 5 Stelle e Lega a pagina 11 dichiara “una corretta e virtuosa applicazione dell’economia circolare, in linea con la Gerarchia Europea nella gestione dei rifiuti comporta una forte riduzione del rifiuto prodotto prodotto, una crescente percentuale di prodotto riciclato e contestualmente una drastica riduzione della quota di rifiuti smaltiti in discarica e incenerimento, fino ad arrivare al graduale superamento di questi impianti, adottando metodi tecnologicamente avanzati e alternativi. A tal proposito il sistema di economia circolare di riferimento è quello oggi adottato dal servizio pubblico della provincia di Treviso, studiato in tutto il Mondo”.

Si ricorda inoltre che per ogni chilogrammo di materiale bruciato, un terzo dello smaltito diventa cenere, rifiuto tossico nocivo; che non fanno risparmiare energia, ma il contrario e quindi non convengono. L’Italia è l’unico Paese a finanziare gli inceneritori con soldi pubblici. Inoltre più alto è il calore generato, più le polveri diventano sottili e nocive e tumorali. Inoltre la raccolta differenziata e il riuso dei contenitori come le bottiglie di vetro e di plastica li rende inutili.

Per ridurre i rifiuti è necessario inserire una tassa ecologica sui contenitori usa e getta alla fonte, quindi al produttore, ridurre i consumi, incrementare la produzione di energia da fonti pulite.

Siti da consultare per approfondire:

http://www.isde.it/wp-content/uploads/2014/02/2015-08-12-Position-Paper-RIFIUTI-finale.pdf

http://www.isde.it/wp-content/uploads/2014/02/2015-02-Position-Paper-FORSU-finale.pdf

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