Considerazioni in merito all’approvazione del SITO Unesco “Le Colline del Prosecco”

Considerazioni in merito all’approvazione del SITO Unesco “Le Colline del Prosecco”

Contributo propositivo alle istituzioni pubbliche e all’UNESCO, al fine di intraprendere azioni concrete per la salvaguardia del territorio e della salute dei cittadini

 

 

Testo redatto da: Pietro Massimiliano Bianco (European Consumers, PAN-Italia), Sergio Deromedis (PAN-Italia), Gianluigi Salvador (PAN-Italia), Tiziano Gomiero (Ricercatore indipendente, Mogliano Veneto, TV)

Per contatti: PAN-Italia: gianlu.cali@libero.it; European Consumers: ufficiostampa@europeanconsumers.it

Data: 18/09/2019

Indice

Sommario. 2

  1. “Le Colline del Prosecco” di Conegliano e Valdobbiadene, Patrimonio Mondiale dell’Umanità: perché siamo contrari alla decisione. 3
  2. Fatti ignorati dall’UNESCO nel processo di valutazione. 5

               2.1 La  chimica di sintesi e i rischi per la popolazione: il ruolo ambiguo della Regione Veneto. 5

                       Box 1. Pesticidi nell’area del prosecco. 9

              2.2 Il processo di valutazione UNESCO ha ignorato le preoccupazioni, le proteste e le proposte della popolazione                  locale. 15

              2.3 Modificazione del paesaggio e impatto sul suolo. 17

                      Box 2. Stima perdita di suolo nell’area del Prosecco: la necessità di un monitoraggio aggiornato. 19

              2.4 I nuovi programmi di urbanizzazione potrebbero alterare le caratteristiche del territorio che si intendono                          preservare. 20

  1. L’UNESCO deve adottare una metrica di valutazione sensibile ai criteri di sostenibilità ambientale e al benessere delle comunità locali e coinvolgere i cittadini nei processi decisionali 22
  2. L’UNESCO: un’importante missione culturale che non deve ridursi a mero apparato burocratico né cedere ai condizionamenti politici 26

Conclusioni: la necessità di una nuova politica UNESCO e di azioni concrete per la salvaguardia della salute del territorio delle Colline del Prosecco e dei cittadini residenti 28

Sommario

Il 19 luglio 2019, l’UNESCO ha incluso “Le Colline del Prosecco” di Conegliano e Valdobbiadene nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità. In questo documento si riassumono una serie di riflessioni, da tempo pubblicamente espresse da parte di esperti, associazioni e cittadinanza locale, in merito alla questione Prosecco. Il documento vuole offrire un contributo propositivo alle istituzioni pubbliche e all’UNESCO, al fine di intraprendere delle azioni concrete miranti alla salvaguardia del territorio e della salute dei cittadini.

Nei suoi documenti l’UNESCO fa spesso riferimento alla necessità di una “agricoltura sostenibile”; con questa decisione, però, l’istituzione sembra ignorare tale criterio, favorendo invece un modello produttivo intensivo ad alto uso di pesticidi, ad alto impatto per il territorio e l’ecosistema, nonché pericoloso per la salute dei cittadini. Riteniamo che, nel suo processo decisionale, l’UNESCO abbia sottovalutato, o, addirittura, ignorato l’importanza di alcuni criteri che sarebbero dovuti essere posti, invece, al centro della valutazione. In particolare, l’uso diffuso di pesticidi di sintesi nell’area del Prosecco, le proteste della popolazione locale e la banalizzazione paesaggistica dovuta all’espansione dell’area vitata.

Gli scenari offerti dal governatore Zaia, atti a stimolare gli investimenti privati in edilizia ricettiva, al momento non supportati da alcuna analisi economica sulle potenziali ricadute, dovrebbero allertare l’UNESCO, che ha valutato come meritevole d’inclusione nel patrimonio dell’umanità il paesaggio attuale come tale, non hotel diffusi e poli industriali. Risulta paradossale che un riconoscimento che valorizza le peculiari caratteristiche “tradizionali” di un territorio, diventi occasione per trasformare questo territorio in altro.

Chiediamo all’UNESCO di lavorare allo sviluppo di una differente metrica di valutazione dei siti World Heritage, nella quale la qualità e la conservazione dell’ambiente e la salute pubblica siano criteri fondanti del processo valutativo. Nello specifico, chiediamo alle istituzioni e all’UNESCO di:

1) promuovere urgentemente dei progetti di viticoltura realmente sostenibile finalizzati alla riduzione, e, quindi, all’abbandono dei pesticidi di sintesi,

2) bandire l’uso dei pesticidi di sintesi nei pressi di luoghi abitati e di uso pubblico,

3) stabilire l’obbligo dell’uso di irroratrici a recupero e l’adozione di barriere ecologiche (siepi) che separino i vigneti dalle aree limitrofe,

4) sostenere i viticoltori nel processo di transizione, con messa a disposizione di tecnici, supporto informativo e opportuni finanziamenti, con modifiche sostanziali ai regolamenti di polizia rurale locali e lo sviluppo di progetti di viticoltura biologica per una transizione al biologico,

5) nel mentre, limitare i trattamenti a quando strettamente necessario e non a calendario,

6) garantire il rispetto dei regolamenti, se necessario con l’aumento delle ammende per i trasgressori o altre appropriate sanzioni.

1. “Le Colline del Prosecco” di Conegliano e Valdobbiadene, Patrimonio Mondiale dell’Umanità: perché siamo contrari alla decisione

Il 19 luglio 2019, l’UNESCO ha incluso “Le Colline del Prosecco” di Conegliano e Valdobbiadene, nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità, in inglese World Heritage (WH), nonostante anni di proteste da parte dei cittadini di queste comunità.

In questi anni associazioni e comitati locali hanno condotto continue lotte contro ciò che si ritiene una gestione scriteriata delle colture viticole, pericolosa per la salute dei cittadini e il territorio.  Le proteste non hanno come obiettivo l’attività vitivinicola e non sono contro l’impresa privata o contro lo sviluppo del territorio, come a volte si è inteso asserire. Non vi è alcuna presa di posizione ideologica, come dimostrato dal fatto che alle associazioni, ai comitati e alle manifestazioni indette in questi anni, hanno partecipato unite persone di ogni pensiero politico e di tutte le estrazioni sociali. Vi è semplicemente la legittima richiesta da parte dei cittadini di operare nell’ambito del rispetto della salute pubblica e dell’ambiente, di fermare e ridurre la monocoltura devastante del vino e ciò nell’ambito della Costituzione italiana, che sancisce il diritto alla salute dei cittadini.

Le critiche della Società Civile all’inserimento delle Colline del Prosecco nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità si fondano sulla constatazione che:

  • le Colline del Prosecco non sono un paesaggio unico,
  • l’UNESCO ha considerato le colline del Prosecco “un esempio eminente dell’interazione umana con l’ambiente“, ciò che in realtà è un paesaggio antropico sviluppatosi molto recentemente, mediante la sostituzione dei boschi locali con area vitata. Una attività che negli ultimi anni sta alterando la stessa geomorfologia dell’area grazie ai massici sbancamenti delle pendici collinari che occorrono sempre più spesso,
  • con la recente espansione della coltura viticola, si è verificata un’alterazione e banalizzazione del paesaggio a favore della coltivazione intensiva del Prosecco. Da una viticoltura tradizionale, di piccola scala a base famigliare, che impiegava poche sostanze naturali per il controllo delle patologie (composti a base di solfato di rame, zolfo), si è passati a una viticoltura su grande scala, di tipo intensivo-industriale, con un massiccio uso di pesticidi di sintesi, noti per la loro pericolosità per la salute umana e per l’ambiente (oramai regolarmente rinvenuti nei corsi d’acqua).

La valutazione del International Council on Monuments and Sites[1] (ICOMOS) è stata positiva. Tuttavia, sulla base delle problematiche sopra elencate, l’ICOMOS ha presentato alla Regione Veneto 15 ammonizioni su questioni che devono essere risolte dopo la promozione del WH Committee[2]. È poco comprensibile la decisione di UNESCO di promuovere un sito a WH sulla base dell’eventuale buona volontà da parte di interessi privati di rispettare in futuro l’ambiente, senza chiedere effettive garanzie che questo avvenga, né programmare un monitoraggio, e senza sostanzialmente negare le critiche esposte dai comitati e dalle associazioni.

L’UNESCO nei suoi documenti fa spesso riferimento all’agricoltura come “agricoltura sostenibile”. Con questa decisione, di fatto, l’UNESCO sembra ignorare tale criterio, legittimando un modello produttivo ad alto impatto per il territorio e che mette a rischio la salute dell’ambiente e dei cittadini.

2. Fatti ignorati dall’UNESCO nel processo di valutazione

Riteniamo che l’UNESCO, nel suo processo decisionale, abbia sottovalutato o non considerato, l’importanza di alcuni criteri che sarebbero dovuti essere posti, invece, al centro della valutazione. In particolare, l’uso diffuso di pesticidi di sintesi nell’area del Prosecco e le proteste della popolazione locale e il cambiamento dell’uso del suolo e la banalizzazione paesaggistica dovuta all’espansione dell’area vitata e un diffuso impatto antropico sul paesaggio.

2.1 La  chimica di sintesi e i rischi per la popolazione: il ruolo ambiguo della Regione Veneto

Il Veneto è una tra le regioni italiane dove si riscontrano i livelli più alti di consumo di pesticidi. Nel 2015 sono stati usati 14 kg di principi attivi per ettaro di superficie coltivata[3], rispetto a una media italiana di 7 kg di principi attivi per ettaro coltivato (figura 1). Principi attivi ai quali, nei prodotti venduti, si aggiunge una quantità due volte maggiore di prodotti coadiuvanti (prodotti che aiutano l’azione del pesticida), che spesso salutari non sono e di cui si dovrebbe tener conto (i quali sono poi diluiti in media trecento volte con acqua).

Specifichiamo che le statistiche ISTAT sono redatte in base alle informazioni fornite dai rivenditori di prodotti agrochimici a livello provinciale[4]. Tuttavia, con la diffusione degli acquisti online e la libera circolazione di merci in Europa, è possibile che una serie di prodotti non passino per i rivenditori ufficiali locali ma siano acquistati online sul mercato nazionale e internazionale.

Figura 1.Pesticidi distribuiti per uso agricolo in kg per ettaro di superficie coltivata, in Italia e in alcune regioni significative dal 1999 al 2015 (Fonte: Deromedis, S. In: Bianco P.M., (a cura di), 2017. Note sull’inquinamento da pesticidi in Italia[5])

Nel 2016. Nel Veneto sono veduti 9,5 kg di sostanza attiva per ettaro di Superficie Agricola Utilizzata[6] (SAU) (781.633 ha nel 2016[7] ),

Per quanto riguarda la Provincia di Treviso, nel 2016 si sono vendute 4085 tonnellate di pesticidi, corrispondenti a più di 35 kg per ettaro di SAU.

Figura 2. Vendite di pesticidi per ettaro di superficie agricola utilizzata nelle provincie del Veneto nel 2016.

Va fatto notare che questi dati, medie per ettaro di terreno coltivato, sono limitativi per la comprensione di una problematica come quella della Colline del Prosecco, come per altre realtà (si veda il caso del Trentino per la presenza della frutticoltura in alcune valli della regione), dove l’uso di sostanze chimiche può essere molto elevato, sia sulla media annuale che in specifici periodi dell’anno nei quali la diffusione di pesticidi può raggiungere picchi altissimi.

È necessario tener presente che nel territorio delle Colline del Prosecco, come in altri casi, il tessuto urbano è spesso strettamente interconnesso con le aree agricole. Questo espone la cittadinanza a diretto contatto con le sostanze chimiche impiegate nelle aree agricole limitrofe[8]. Sono di pochi mesi fa le proteste dei genitori dei bimbi dell’asilo di San Giacomo di Veglia, frazione di Vittorio Veneto, per la decisione di un agricoltore locale di piantare una vigna a gestione convenzionale al lato dell’asilo[9].

Inoltre, anche se applicati localmente, i pesticidi possono diffondersi su grandi distanzi attraverso meccanismi di trasporto aereo e idrico (figura 3). Residui di pesticidi sono stati trovati nei laghi alpini di tutta Europa[10], nei ghiacci artici e in grande quantità nei tessuti di pesci, uccelli e predatori artici come l’orso bianco, per il quale si sono riscontrati casi di ermafroditismo indotti dall’accumulo di sostanze chimiche capaci di alterare il funzionamento degli organi sessuali[11].

Figura 3. I pesticidi possono diffondersi a distanze anche notevoli dai luoghi di utilizzo e contaminare vasti territori.

La quantità di letteratura scientifica in merito agli effetti dei pesticidi sulla salute umana è, oramai, vastissima e prova in maniera incontrovertibile il ruolo di molti composti chimici (impiegati sia come principi attivi che come coadiuvanti) nell’alterazione della fisiologia umana e come causa di molti tipi di patologie. Non trattiamo oltre lo specifico scientifico, perché esula dagli scopi del documento. Per una revisione della questione, con dati sull’impiego dei pesticidi in Italia si rimanda alle pubblicazioni di ISDE, PAN e altre associazioni[12] e alla letteratura scientifica).

Il tipo di gestione del territorio agricolo Veneto ha di fatto causato un generalizzato inquinamento delle acque con sostanze tossiche e nocive al di sopra degli standard di qualità ambientale, in violazione sia delle normative europee (direttiva 2000/60) che di quelle nazionali (Testo Unico Ambientale; decr. lgs. 152/2006).

Tutte le valutazioni UNESCO, di fatto, non tengono conto che, nonostante lo sviluppo del protocollo del Prosecco Valdobbiadene del 2018 (sulla linea dei precedenti), la gestione dell’attività viticola continua a contribuire alla diffusione nell’ambiente di un gran numero di sostanze tossiche (pesticidi di sintesi) ,  violando  almeno una decina di articoli della Costituzione italiana. Va sottolineato che i regolamenti vigenti non sono in grado di proteggere adeguatamente la biodiversità e la salute dei viventi, uomo incluso.

Box 1. Pesticidi nell’area del prosecco

Nel protocollo 2018[13] sono elencati:

●        144 prodotti contenenti sostanze considerate tossiche (46) e molto tossiche (98), 84 dei quali contengono sostanze note per essere tossiche per gli invertebrati acquatici, e 70 sostanze tossiche per i pesci,

●        138 prodotti contenenti sostanze attive persistenti nell’ambiente, 63 dei quali sono sostanze note per essere contaminanti delle acque di superficie,

●        58 prodotti contenenti sostanze cancerogene o sospette tali (27 possibili, 9 probabili, 24 sospette, 7 prove suggestive),

●        55 prodotti contenenti sostanze con proprietà di interferenti endocrini, e 17 con sostanze sospette tali (42 con sostanze antiandrogene, 16 con effetto estrogenico),

●        47 prodotti contenenti principi attivi rinvenuti in campioni di vino[14] (test condotti dalla rivista Il Salvagente, si veda anche la risposta del Consorzio del Prosecco al link in nota[15]).

Vista la localizzazione delle stazioni con valori fuori limite per i pesticidi nelle acque (Lemene, Piave, Livenza), a cui afferiscono scoli agricoli veneti, provenienti anche dalle regioni del Prosecco, è molto probabile che la produzione viticola contribuisca in modo significativo.

Tra le sostanze individuate da ARPAV nelle acque si segnalano per la loro pericolosità il Dimetomorf (un fungicida che risulta essere un interferente endocrino, possibile cancerogeno, nocivo per contatto con la pelle, citotossico, causa danni genetici su cellule ovariche ed epatiche, tossico per le comunità batteriche del suolo), e il Metalaxil (un fungicida conosciuto per essere mutageno, interferente endocrino per il sistema endocrino-riproduttivo, tossico per l’attività batterica nel suolo).

Va segnalato che l’ARPA Veneto non cerca tutte le sostanze utilizzate, ma solo quelle considerate prioritarie, e alcune tra le più diffuse. Inoltre, i dati che fornisce non sono temporalmente puntuali, ma si riferiscono alla media annua nel bacino considerato[16], mentre sarebbe importare avere anche i valori di picco a cui è esposta la popolazione.

Diamo atto al Consorzio di Tutela del Prosecco Superiore DOCG di aver recepito nel 2019[17], dopo decenni di proteste da parte della cittadinanza, la messa al bando dell’erbicida glifosato e dei pesticidi Folpet (un fungicida sospetto carcinogeno nell’uomo) e Mancozeb (pericoloso fungicida che può compromettere il funzionamento della tiroide, carcinogeno e mutageno) e di aver iniziato a parlare di lotta integrata. Certamente dei passi avanti verso la ricerca di una gestione più sostenibile dell’attività vitivinicola.

Questo dovrebbe essere considerato l’inizio di un percorso che deve portare all’adozione di metodi produttivi alternativi all’uso dei pesticidi di sintesi. Un percorso che deve essere supportato dalla ricerca (e in Veneto non mancano i centri di ricerca nel settore), e da adeguati finanziamenti e supporto tecnico, per sostenere una transizione a pratiche di produzione più sostenibili.

Lo scorso giugno, il Ministero della Salute ha bandito l’uso del Propineb[18], un fungicida (commercializzato col nome di Antracol) ampiamente usato nelle colture viticole e fino a ora inserito nel protocollo del Consorzio Prosecco Doc/Docg. Secondo l’Autorità Europea per la sicurezza Alimentare (EFSA) il Propineb è, come tale o con i suoi metaboliti, un interferente endocrino, capace di alterare il funzionamento della tiroide e altri organi endocrini nonché con proprietà neurotossiche[19]. L’EFSA, inoltre, fa presente la mancanza di adeguate informazioni sull’effetto della sostanza in altri tipi di problematiche mediche. Il caso del Propineb, come altri in precedenza, ci deve allertare sul fatto che molti composti ammessi all’uso si sono in seguito rivelati pericolosi per la salute dell’uomo, e spronare a lavorare verso la limitazione e, quindi, eliminazione, delle sostanze potenzialmente pericolose per la salute umana e ambientale.

Fino ad ora, da parte della Regione Veneto e da parte dei grandi produttori, non sembra esserci stato grande interesse a sperimentare sistemi di gestione alternativi, per esempio confrontando aree gestite in modo biologico, o a bassa intensità di input, con colture convenzionali (per i quali sono previsti anche finanziamenti europei(, forse per disinteresse o incompetenza, forse per interessi particolari che limitano la capacità di manovra in questo senso.

Esistono numerosi esempi virtuosi di viticoltura biologica proprio nella Regione Veneto[20]. È indicativo delle storture del regionalismo, come attualmente impostato, che in campo agricolo vi possano essere difformità significative dal punto di vista dell’impatto ambientale, come quelle tra il Protocollo del Prosecco della Regione Veneta e altri Protocolli Vinicoli, nonostante climi e condizioni ambientali possono essere analoghi.

Notiamo come si sia verificata una significativa sottrazione di fondi all’agricoltura biologica a favore delle pratiche convenzionali. Per i dati elaborati dall’Ufficio studi della Camera dei deputati, su 41,5 miliardi di euro destinati all’Italia, all’agricoltura biologica vanno appena 963 milioni di euro. Il bio, che rappresenta il 14,5% della superficie agricola utilizzabile, riceve il 2,3% delle risorse europee. Se ai fondi europei si aggiunge il cofinanziamento nazionale per l’agricoltura, pari a circa 21 miliardi, il risultato rimane praticamente invariato: su un totale di fondi europei e italiani di circa 62,5 miliardi, la parte che va al biologico è di 1,8 miliardi, il 2,9% delle risorse[21].

Ricordiamo inoltre che nell’art. 3 -quater n. 152 del Decreto Legislativo del 3 aprile 2006, “Norme in materia ambientale”, si legge che l ́attività della pubblica amministrazione, nell’ambito della scelta tra interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità, deve dare considerazione prioritaria alla tutela ambientale. Non ci sembra questo l’atteggiamento della Regione Veneto, che sembra più sensibile a una stabilizzazione dello status quo per le attività produttive, che alle richieste delle comunità locali che chiedono una miglior gestione del territorio.

Da qualche tempo sentiamo il Presidente Luca Zaia (Presidente della Regione Veneto dall’aprile del 2010) parlare a sostegno dell’agricoltura biologica, viticoltura inclusa[22]. Qualche mese fa il governatore ha dichiarato “Il futuro della nostra viticoltura è in direzione della tipicità e della sostenibilità a impatto ambientale zero[23].” Un bel messaggio che ci riempie di speranza, ma che vorremmo vedere rendersi concreto anche in opere. Per esempio, con la Regione Veneto impegnata nel sostenere progetti di conversione al biologico nell’area del Prosecco.

Abbiamo letto con interesse il libro di Zaia del 2010 “Adottare la terra”, (all’epoca Ministro dell’Agricoltura, in carica da maggio 2008 a 16 aprile 2010, con un governo guidato da Silvio Berlusconi). Nel libro  Zaia presenta la sua visione del mondo rurale e agricolo, e una serie di tesi che in genere condividiamo. Ci lascia perplessi l’approccio un po’ troppo fideistico nell’agrochimica, come unica risorsa per la sopravvivenza dell’agricoltura. Posizione che sembra essere cambiata nello Zaia più recente, che parla spesso del biologico quale  futuro dell’agricoltura, anche per quanto concerne la viticoltura[24], “un vigneto biologico e senza chimica” come dichiara Zaia in una recente intervista postata nel suo profilo Facebook[25]. Ci attendiamo al più presto dei progetti in merito quindi. Per le Colline del Prosecco, prima di puntare all’ospitalità diffusa sarebbe meglio puntare sulla diffusione della pratica biologica.

Troviamo molto rilevante  quanto scrive Zaia nel capitolo 2, quando parla dell’importanza della comunità, e dell’obiettivo della Lega di contrapporre una identità comunitaria all’interesse personale e privatistico dei singoli “… la base della esperienza politica leghista, che pone al centro della propria visione le comunità locali, …” (“Adottare la terra”, p. 23).

Ricordiamo al Presidente Zaia, che, nel caso Prosecco, è proprio la comunità locale, quella radicata nel territorio, che chiede un cambio di gestione delle attività imprenditoriali (privatistiche) di alcuni suoi membri, i produttori vitivinicoli. Certamente, in un territorio, la presenza di una importante attività produttiva, quale la viticoltura nelle Colline del Prosecco, ha importanti risvolti sociali con ricadute e possibili benefici per la comunità, come potrebbe essere anche nel caso UNESCO. Tuttavia le esternalità prodotte dalle attività produttive devono essere attentamente soppesate, e il sentire della comunità locale deve essere considerato.

Come si è accennato all’inizio, la comunità locale, quella radicata nel territorio, non è contro la produzione vitivinicola, o contro la libera impresa, o contro lo sviluppo del territorio (come a volte si è sentito dire), o contro l’inserimento Colline del Prosecco nel patrimonio dell’umanità perché non ama il proprio territorio (come si è sentito dire). È precisamente perché la comunità locale, radicata nel territorio, quel territorio lo ama, che si lanciano allarmi sui pericoli posti da una gestione privatistica del territorio. Una gestione che si teme miri a espandere e intensificare la produzione vitivinicola senza che vi sia una adeguata pianificazione, e senza una gestione rispettosa del diritto della comunità di vivere in tranquillità in quel territorio e poterlo godere, e magari farlo godere anche a chi desiderasse visitarlo. Si veda il recente caso dell’asilo San Giacomo di Veglia[26] .

Facciamo notare che il problema si pone anche per quelle attività imprenditoriali che adottino una gestione di tipo biologico, le cui attività possono essere danneggiate dalle pratiche poco attente dei vicini[27]. Anche l’imprenditoria del biologico ha diritto di esistere nel libero mercato, o no? Per questo è indispensabile che il regolamento di polizia rurale comunale contenga la gestione del processo di produzione biologico alla pari del processo di produzione convenzionale o di lotta integrata a base di pesticidi di sintesi. Sottolineiamo che anche una gestione biologica non deve soprassedere alla creazione di barriere di contenimento, come siepi dense, opportune distanze di sicurezza, e l’uso di macchine a recupero.

Un ruolo importante della politica, oltre a quello di avere cura della comunità tutta, è quello di gestire i possibili conflitti tra diversi bisogni che naturalmente si sviluppano in seno alla comunità. Lasciare pilatescamente che la gente se la veda da sé, non è il tipo di politica di cui una comunità ha bisogno.

2.2 Il processo di valutazione UNESCO ha ignorato le preoccupazioni, le proteste e le proposte della popolazione locale

L’istituzione dell’UNESCO nasce nel 1946, col preciso intento di favorire l‘educazione e la diffusione della cultura, in particolare dello sviluppo di una cultura del dialogo e di pace tra i popoli, una cultura della democrazia e dell’inclusione, del rispetto di diritti umani e delle libertà fondamentali[28]. L’UNESCO nasce come strumento culturale delle Nazioni Unite per contrapporsi alla cultura del totalitarismo e dell’odio tra i popoli che negli anni 20-40 aveva aperto la strada a quell’immane e tragico disastro che fu la seconda guerra mondiale. Per evitare che ciò potesse ripetersi, il consiglio delle Nazioni Unite ritenne opportuno creare una sua istituzione che lavorasse per sostenere lo sviluppo di programmi di educazione per la popolazione, che ponessero al centro una cultura democratica, del dialogo e della pace.

Una iniziativa certamente fondamentale, che merita plauso e sostegno. Tuttavia non possiamo che rammaricarci nel constatare che, nel caso delle Colline del Prosecco, questi nobili propositi siano stati, possiamo dire, traditi.

Nell’area del Prosecco, sono almeno due decenni che associazioni e comitati locali lottano per avere una regolamentazione più restrittiva che riduca l’impatto delle colture viticole (figura 4), che elimini l’uso dei pesticidi di sintesi (con la richiesta di un passaggio alla gestione biologica), il che induca al rispetto delle distanze di sicurezza e la creazione di barriere fisiche (come siepi) che limitino la deriva dei prodotti chimici.

Figura 4. Alcune manifestazioni per un referendum consultivo comunale per eliminare tutti i pesticidi di sintesi nel territorio comunale di Conegliano. Il Comitato dei Garanti ha approvato , secondo lo Statuto comunale, sia la validità delle 2400 firme raccolte sia il dettato referendario. Il Comune di Conegliano stabilirà la data per la consultazione che si spera possa effettuarsi entro la fine dell’anno.

Sono richieste che crediamo legittime, miranti a far operare i produttori nell’ambito del rispetto della salute pubblica e dell’ambiente. Nel corso di questi anni migliaia di cittadini hanno preso parte alle manifestazioni pubbliche a sostegno di una viticoltura più sostenibile. Centinaia sono stati gli appelli e le proposte inviate alle istituzioni locali, con la richiesta di istituire tavoli progettuali per lo sviluppo di un percorso verso una gestione alternativa, per la redazione di protocolli di gestione che tenessero in conto le esigenze della cittadinanza e che limitassero la dispersione dei pesticidi nell’ambiente. Decine gli articoli apparsi sui giornali locali e nazionali[29], e varie le inchieste televisive andate in onda sulle reti Rai e firmate da nomi illustri del giornalismo nazionale (come per esempio Report nella puntata del 14 novembre 2016[30], Rainews, 20 agosto 2019[31]).

Di tutto questo l’UNESCO non ha voluto prendere atto. Sembra che la voce e le preoccupazioni della popolazione locale siano state considerate irrilevanti, in contradizione con quell’idea di dialogo con la società, che è, o dovrebbe essere, il fondamento della missione dell’UNESCO.

2.3 Modificazione del paesaggio e impatto sul suolo

Un altro tipo di valutazione che l’UNESCO ha del tutto ignorato è il cambiamento dell’uso del suolo e la banalizzazione paesaggistica dovuta all’espansione dell’area vitata, con la conversione di boschi in vigneti e la modifica dei profili stessi di alcune colline per mezzo di grandi sbancamenti (figura 5). I processi di urbanizzazione (cemento e asfalto), inoltre, concorrono all’alterazione del paesaggio, che l’inserimento nel WH potrebbe esacerbare, come lasciano presagire le dichiarazioni del governatore Zaia e quelle di altre organizzazioni locali.

I vigneti dell’area del Prosecco Docg negli ultimi 20 anni hanno quasi raddoppiato la loro estensione: ricoprivano un’area di circa 4.000 ettari nel 2000, che era cresciuta fino a 5.700 ettari nel 2010, superando i 7.000 ettari nel 2016. Il report annuale 2017 del consorzio del distretto Conegliano-Valdobbiadene riportava che dal 2013 al 2016 sono stati convertiti a vigneto più di 1.000 ettari di terreno. Dal 2003 a oggi la produzione di Prosecco Docg è aumentata del 129%, e l’espansione è avvenuta a discapito di altre colture, superfici prative e boschive. L’area di produzione viti-vinicola ricopre più del 30% dell’intero territorio ed è tre volte più estesa della seconda tipologia di suolo più diffusa, il bosco[32].

Figura 5. Sbancamenti per far posto a nuovi vigneti.

Nel 2015, l’UNESCO stessa, nella valutazione ICOMOS-UNESCO 2345, esprimeva perplessità per la forte espansione viticola nel Prosecco DOCG. Tra le ragioni addotte per il rifiuto della candidatura delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene fu infatti sostenuto che il paesaggio viticolo del Prosecco ha “visto un drammatico aumento recente in questa area di produzione. L’area dei vigneti del prosecco DOCG è cresciuta di cinque volte dal 1970”. L’organo tecnico dell’ICOMOS allertava che “Il successo dei vini Prosecco ha incoraggiato un’intensificazione dell’uso agricolo della terra, che può anche minacciare il paesaggio”[33].

E’ importate che l’UNESCO e le istituzioni vigilino sulle possibili trasformazioni del territorio, che mirando a massimizzare le rese economiche, potrebbero stravolgere il paesaggio viticolo “tradizionale” (quello che ha meritato l’inclusione delle Colline del Prosecco nella WHL), ponendo a rischio la stabilità idrogeologica del territorio ed esacerbando i processi erosivi, con possibili pericoli anche per le comunità locali.
Negli ultimi mesi, forse anche a seguito delle notizie dall’UNESCO, in alcuni comuni della zona prosecco sono stati scoperti di lavori di disboscamento, sbancamento e impianti di barbatelle fuori legge[34]. È stato fatto presente che alcuni nuovi impianti di prosecco tendono a essere a ritocchino, cioè con i filari perpendicolari all’inclinazione della collina per facilitare l’uso delle macchine agricole. Tuttavia questa tecnica di impianto va contro la tecnica tradizionale, a girapoggio, cioè con i filari che seguono le linee di quota della collina e che mira a minimizzare i processi erosivi.

Box 2. Stima perdita di suolo nell’area del Prosecco: la necessità di un monitoraggio aggiornato

L’aumento della superfice vitata a gestione intensiva può portare al degrado del suolo e del paesaggio. Un recente studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Università di Padova[35]  ha stimato che la perdita di suolo potenziale nell’area viticola del prosecco potrebbe raggiungere le 43,7 tonnellate per ettaro all’anno, circa 3,3 kg di suolo perso a bottiglia di prosecco prodotta. Un valore di 31 volte superiore alla soglia tollerata dalle stime di riferimento della Comunità Europea (0,3-1,4 tonnellate per ettaro all’anno). I ricercatori hanno stimato che la perdita di suolo nell’area vitata rappresenta il 74% dell’erosione totale del suolo nell’area.  Valori simili sono stati riscontrati, in uno studio precedente, anche nell’area collinare di produzione vitivinicola del “Chianti Classico” (42,1 tonnellate per ettaro all’anno). I ricercatori hanno stimato che con pratiche agroecologiche (senza uso di erbicidi, con colture di copertura continuative durante l’anno), la perdita di suolo si ridurrebbe a un terzo, cioè a circa 14 tonnellate per ettaro all’anno, o 1,1 kg per bottiglia.

Il lavoro è stato criticato dal Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg e da alcuni professori della stessa Università di Padova[36]. Effettivamente una valutazione del reale stato dei processi erosivi va integrato con un monitoraggio in campo, su un’area estesa, comparando diverse tipologie di suolo, studiandone l’ecologia, il tutto in relazione alle diverse tipologie di gestione del territorio. Tuttavia il lavoro serve da stimolo per lo sviluppo di progetti di ricerca empirici, per conoscere il reale stato della situazione e dell’impatto di differenti pratiche di gestione. Un monitoraggio aggiornato è anche nell’interesse dei produttori stessi, alla luce di una valutazione dell’impatto delle pratiche agricole sul lungo termine e della loro suscettibilità alla perdita di quantità e qualità di suolo agrario.

Di fatto, l’area del Prosecco è un paesaggio recente, creato per lo più negli ultimi decenni, per fini essenzialmente economici, con l’adozione di pratiche lontane dalla tradizione (coltivazione intensiva con forte uso di chimica di sintesi), che hanno generato conflitti con la popolazione locale, esacerbando la contrapposizione tra interessi economici sostanzialmente privati e i timori per la salute pubblica e dell’ambiente da parte della popolazione.

2.4 I nuovi programmi di urbanizzazione potrebbero alterare le caratteristiche del territorio che si intendono preservare

Il governatore Luca Zaia ha recentemente dichiarato che la Regione Veneto, attraverso una legislazione ad hoc, aprirà a norme di conversione ed espansione edilizia che permetteranno di trasformare ruderi, fattorie e allevamenti in strutture ricettive (B&B, alberghi) per lo sviluppo di un turismo diffuso nell’area UNESCO e dintorni[37]. Assoindustria si sta preparando per la costruzione di un nuovo polo industriale, sempre nell’area UNESCO[38].

Sottolineiamo che l’UNESCO ha valutato come meritevole di inclusione nel patrimonio dell’umanità il paesaggio attuale come tale, non certo l’hotel diffuso e i poli industriali. Una trasformazione e ulteriore antropizzazione del paesaggio dovrebbero allarmare l’UNESCO, perché in evidente conflitto col modello di paesaggio che si è inteso proteggere. Risulta paradossale che si sia fatta tutta questa trafila per ottenere un riconoscimento che valorizza le peculiari caratteristiche “tradizionali” di un territorio, con lo scopo di poterlo poi trasformare in altro. Sarebbe un po’ come usare l’UNESCO per riconoscere come patrimonio dell’umanità un centro commerciale fatto dentro l’Arena di Verona o nell’area archeologica di Agrigento. Valorizzare un patrimonio tradizionale non può significare stravolgerlo, come temiamo si intenda fare per il territorio del Prosecco. Il pericolo di un effetto perverso dell’inclusione alla World Heritage List (WHL) è stato spesso discusso, si è addirittura coniato il termine “Unesco-cidio”[39] per indicare lo stravolgimento in cui possono incorrere i siti inseriti nella WHL, dove a volte si verifica anche la marginalizzazione di parte della popolazione locale dal processo di sviluppo.

Va fatto presente che gli studi condotti sull’impatto economico dell’iscrizione alla WHL, concordano nel constatare che, nella maggior parte dei casi, non sono stati individuati effetti significativi sulla crescita economica delle località[40], se non in località dove il turismo si sarebbe comunque sviluppato in modo autonomo, o dove vi siano situazioni veramente speciali (specie rare e di alta attrattiva, come elefanti, gorilla, leoni, o monumenti storici unici, come Angkor in Cambogia, che tuttavia sarebbe un sito molto visitato in ogni caso) , e questo, dicono le ricerche, è relazionato alla partecipazione delle comunità locali.

Per cui è da ritenere che l’inserimento nella WHL abbia in pratica più un ruolo di sensibilizzazione alla protezione dei siti o delle specificità culturali locali (da parte delle istituzioni locali), che non un effetto diretto sull’economia delle località.

Gli scenari offerti dal governatore Zaia, atti a stimolare gli investimenti privati in edilizia ricettiva, al momento non sono supportati da alcuna analisi economica sulle potenziali ricadute (manca anche una minima ricerca di mercato che possa indicare, per esempio, quanti turisti si stimano, per quali fatturati, quale tasso di impiego porterebbero nella popolazione locale). Ravvisiamo il rischio che le famiglie (e il sistema pubblico) investano i loro risparmi in strutture ricettive che andranno deserte (quanti saranno gli entusiasti, disposti a pagare per dormire in un vigneto inondato da pesticidi?).

A quanto pare, non è stata invece presa in considerazione l’ipotesi di una transizione dell’area alla produzione biologica. Un prosecco bio (che alcune aziende della zona già producono ed esportano da decenni), potrebbe invece rappresentare un importante valore aggiunto per l’area, da giocare sia sul piano della promozione del prodotto Prosecco (in un periodo di forte crescita della domanda di prodotti biologici), sia sul piano di offerta di un turismo veramente di qualità, e diventare un modello produttivo di riferimento a livello internazionale.

3. L’UNESCO deve adottare una metrica di valutazione sensibile ai criteri di sostenibilità ambientale e al benessere delle comunità locali e coinvolgere i cittadini nei processi decisionali

L’UNESCO dovrebbe proteggere paesaggi che:

  • rappresentano “creazioni congiunte dell’uomo e della natura”,
  • illustrano “l’evoluzione di una società e del suo insediamento nel tempo sotto l’influenza di costrizioni e/o opportunità presentate, all’interno e all’esterno, dall’ambiente naturale e da spinte culturali, economiche e sociali”,
  • la cui protezione può “contribuire alle tecniche moderne di uso sostenibile del territorio e al mantenimento della diversità biologica”.

L’UNESCO è responsabile di tre programmi che mirano alla difesa e conservazione del suolo e dell’ambiente, della biodiversità e al contrasto al cambio climatico, che si integrano un ampio programma di politiche sociali la difesa dei diritti delle popolazioni vulnerabili e per il rispetto dei diritti umani[41]. Questi programmi sono il Man and the Biosphere Programme[42] (istituito nel 1971), la World Heritage Convention[43] (istituito nel 1972), l’International Geoscience and Geoparks Programme[44] (istituito nel 2016). Riguardo alle questioni ambientali, l’UNESCO ha anche la responsabilità legale della Convenzione di Ramsar sulle zone umide[45] (istituita nel 1971).

In tutti questi programmi si fa preciso riferimento alla comunità locale come attore fondamentale dei programmi UNESCO, e alla necessità che i programmi mirino ad assicurare il benessere e lo sviluppo sostenibile delle comunità e la preservazione della salute dell’ambiente.

Il Man and the Biosphere Programme (del 1971), creato per promuovere, su base scientifica, un rapporto equilibrato tra uomo e ambiente attraverso la tutela della biodiversità e le buone pratiche dello Sviluppo Sostenibile, che tra gli scopi ha anche quello di “assicurare il benessere dell’uomo e un ambiente vivibile”.

La World Heritage Convention[46], nel suo Articolo 5 fornisce indicazione su come gli stati debbano attuare per proteggere e conservare il patrimonio culturale e ambientale nell’ambito del rispetto delle comunità locali.   Il punto 1, per esempio, recita che per assicurare una protezione efficace ai siti WH è necessario “to adopt a general policy which aims to give the cultural and natural heritage a function in the life of the community and to integrate the protection of that heritage into comprehensive planning programmes” [trad., adottare una politica di gestione che miri a dare al patrimonio culturale e naturale una funzione nella vita della comunità e integrare la protezione del patrimonio in un programma di gestione globale (del territorio)],

Il secondo pilastro del Geoscience and Geoparks Programme, dichiara che i parchi geologici sono laboratori per lo sviluppo sostenibile, che promuovono il riconoscimento e la gestione del patrimonio geologico e la sostenibilità delle comunità locali.

Sembra che nel caso Prosecco, la dimensione ecologica (la naturalità del territorio) e la questione della sostenibilità dell’attività umana, siano del tutto scomparse dall’applicazione delle Convenzioni. Per il caso Prosecco, sembra che la valutazione si sia basata più che altro sull’importanza della dimensione economica dell’attività vitivinicola, dimenticando la popolazione locale, che stante la larga adesione dei cittadini a comitati e associazioni “No pest” sembra essere alquanto critica sulle modalità di gestione attuali.

L’UNESCO, nella “Convention 1972 World Heritage in Danger” aveva definito i pesticidi una minaccia ai siti naturali e culturali[47]. Dopo quasi 50 anni, non ha ancora sviluppato le procedure di gestione e controllo, pur avendo già certificato 10 siti a prevalente vocazione vitivinicola[48].

L’UNESCO, nel documento World Heritage Watch Report 2019, specificava che: “L’uso intensivo di pesticidi ha già dimostrato effetti avversi sulla salute della popolazione locale e sulla qualità di vita nella regione. Persone che vivono in prossimità di aree viticole stanno soffrendo di quegli effetti giorno per giorno”[49].

Nella valutazione ICOMOS sono assenti le parole “Pesticide” e “Pollution”. Si certifica “culturalmente” il sito ignorando i disagi della popolazione residente e l’inquinamento da sostanze chimiche di sintesi, che investe tutti i beni ambientali, nell’interesse lucrativo di una piccola minoranza della popolazione.

Per altro il Centro WH UNESCO di Parigi, in un suo documento di accompagnamento[50], ha mantenuto 14 delle 15 raccomandazioni originarie di ICOMOS, omettendo l’ultima che recita:

“o) Garantire che tutti i principali progetti che potrebbero avere un impatto sulla proprietà siano comunicati al patrimonio mondiale WH Centre in linea con l’articolo 172 delle Linee Guida Operative per l’implementazione della Convenzione World Heritage UNESCO)”.

Eliminare questa raccomandazione significa che il Centro WH di Parigi si auto-deresponsabilizza e, di fatto, elimina qualsiasi attività di controllo sulla gestione delle altre 14 raccomandazioni dell’ICOMOS. Mancanza inaccettabile in qualsiasi Sistema di Gestione della Qualità, in quanto contraddice il principio del miglioramento continuo, previsto negli Standard internazionali dei Sistemi di Qualità: ISO9000, ISO14000, EMAS e nel Regolamento europeo di produzione biologica n. 848/2018 (che sarà implementato il 1.1.2021).

L’invito a coinvolgere le popolazioni, contenuto nella raccomandazione: “m) Enhancing the involvement of local communities in the development...,” (Migliorare il coinvolgimento delle comunità locali nello sviluppo …”), nel caso Colline del Prosecco, è stato completamente ignorato. Le organizzazioni ambientaliste sono state di fatto escluse dalla progettazione. Ricordiamo che 39 di esse, tra cui PAN Italia, il WWF locale, Legambiente, Comitato marcia stop pesticidi, Colli puri, European Consumers, si sono schierate formalmente contro la certificazione delle Colline del Prosecco.

Abbiamo visto come sia nei documenti dei tre maggiori programmi UNESCO, sia nelle specifiche linee guida ICOMOS, si faccia riferimento specifico alle comunità locali. Stando alle precise indicazioni UNESCO, le comunità locali dovrebbero essere un attore fondamentale nei processi decisionali. Come soggetto dei programmi UNESCO, tali programmi devono mirare a garantire alle comunità locali il diritto a un ambiante vivibile e uno sviluppo sostenibile.

Crediamo che, nel caso del processo di valutazione delle Colline del Prosecco, queste indicazioni non siano state adeguatamente seguite. Riteniamo questo problema di notevole importanza e chiediamo che venga aperto un tavolo di discussione, con la partecipazione dell’UNESCO, per un serio confronto tra la comunità locale, i produttori vitivinicoli e le istituzioni.

4. L’UNESCO: un’importante missione culturale che non deve ridursi a mero apparato burocratico né cedere ai condizionamenti politici

L’UNESCO è l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, con lo scopo di promuovere la pace e la comprensione tra le nazioni con l’istruzione, la scienza, la cultura, la comunicazione e l’informazione. L’istituzione lavora per promuovere il rispetto universale per la giustizia, per lo stato di diritto e per i diritti umani e le libertà fondamentali, quali sono definite e affermate dalla Dichiarazione universale dei diritti umani[51].

Dati questi importanti scopi, ci aspettavamo di più da questa istituzione. Ci aspettavamo un maggior dialogo con la società e con i cittadini, che da almeno due decenni si battono perché la regione del Prosecco adotti pratiche di produzione sostenibili, una più seria valutazione delle informazioni e delle direttive alle istituzioni che indicassero una strada per una miglior gestione del territorio, un impegno concreto, dopo il quale si sarebbe potuto discutere dell’inserimento delle Colline del Prosecco tra i siti patrimonio dell’umanità.

La Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (Strasburgo, 2007[52]) recita:

  • Articolo 37 un livello elevato di tutela dell’ambiente e il miglioramento della sua qualità devono essere integrati nelle politiche dell’Unione e garantiti conformemente al principio dello sviluppo sostenibile.

Crediamo che l’UNESCO, nei suoi processi valutativi, dovrebbe fare proprie queste indicazioni, tralasciate, invece, nel caso del Prosecco.

Oltre che all’opinione delle popolazioni locali, l’UNESCO dovrebbe dare anche più ascolto agli esperti. È stato fatto osservare che vi è una grande discrepanza tra l’opinione degli esperti e ciò che il Comitato intergovernativo per la tutela del patrimonio mondiale decide rispetto a nuove iscrizioni alla Lista del Patrimonio Mondiale, e che solo il 37% dei siti suggeriti dagli esperti sono inclusi nel patrimonio UNESCO[53].

La nomina delle Colline del Prosecco tra i siti WH rende urgente che il Comitato adotti un documento di indirizzo in base al quale lo status di patrimonio mondiale sia reso incompatibile con una gestione del territorio che metta a rischio la salute della popolazione locale e comprometta la qualità dell’ambiente, includendo adeguate arre cuscinetto limitrofe ai siti WH. Il Comitato dovrebbe impegnarsi a fornire un protocollo di azione per un divieto progressivo dell’uso di stanze tossiche nelle aree WH, con un programma di monitoraggio da parte dell’UNESCO.

In termini generali, è importante che l’UNESCO ripensi alle modalità di valutazione e renda più efficace ed efficiente la sua azione, sia per migliorare il suo operato che per non alimentare le critiche nei riguardi di questa importante istituzione[54].

Conclusioni: la necessità di una nuova politica UNESCO e di azioni concrete per la salvaguardia della salute del territorio delle Colline del Prosecco e dei cittadini residenti

In questo documento abbiamo esposto le nostre perplessità in merito alla decisione dell’UNESCO di includere le Colline del Prosecco tra i siti patrimonio dell’umanità.

Sia i programmi UNESCO, che le linee guida ICOMOS, fanno specifico riferimento alle comunità locali come attore fondamentale nei processi decisionali. Come soggetto dei programmi UNESCO, tali programmi devono mirare a garantire alle comunità locali il diritto a un ambiante vivibile e uno sviluppo sostenibile. Crediamo che, nel caso del processo di valutazione delle Colline del Prosecco, queste indicazioni non siano state adeguatamente seguite. Riteniamo questo problema di notevole importanza e chiediamo che venga aperto un tavolo di discussione, con la partecipazione dell’UNESCO, per un serio confronto tra la comunità locale, i produttori vitivinicoli, gli Enti di Ricerca e le istituzioni.

Ravvisiamo come l’UNESCO contraddica sé stessa quando ignora le proprie prese di posizione a favore dell’agricoltura sostenibile e della necessità di sviluppare processi decisionali partecipativi.

Ci chiediamo perché “valorizzare” paesaggi artificiali di recente realizzazione, come le Colline del Prosecco, gestiti in modo intensivo, poco sostenibile e tale da porre a rischio la salute dell’ambiente e dei cittadini, invece di favorire il valore ecologico e paesaggistico di aree agricole storiche, a gestione tradizionale e sostenibile. Non vorremmo che fossero state valutazioni più politiche, o economiche, che paesaggistiche, a influire sul processo di valutazione.

Crediamo che l’UNESCO debba lavorare per lo sviluppo di un sistema di valutazione che includa la sostenibilità ambientale come caratteristica indispensabile per meritare l’inclusione dei siti della WHL. Altrimenti si concorre a promuovere una visione distorta di quella “eredità umana e culturale” che si dichiara di voler preservare, fatta di paesaggi violentati, contaminati e artificializzati. Una politica che rischia di farsi portavoce di interessi particolari piuttosto che della volontà della popolazione locale.

Chiediamo che l’UNESCO si impegni attivamente per indicare alle istituzioni le azioni consone alla preservazione sia della salute del territorio che di quella psicofisica dei cittadini che tale territorio lo vivono concretamente.

Nello specifico, chiediamo alle istituzioni e all’UNESCO di:

1) promuovere urgentemente dei seri progetti di viticoltura sostenibile finalizzati alla riduzione e, quindi, all’abbandono, dei pesticidi di sintesi,

2) bandire l’uso dei pesticidi di sintesi nei pressi di luoghi abitati e di uso pubblico,

3) stabilire l’obbligo dell’uso di irroratrici a recupero e l’adozione di barriere ecologiche (siepi) che separino i vigneti dalle aree limitrofe,

4) supportare i viticoltori nel processo di transizione con messa a disposizione di tecnici, supporti informativi e finanziamenti, volti allo sviluppo di progetti di viticoltura biologica, con l’inserimento nei regolamenti di polizia rurale comunali del processo di produzione biologica.

5) nel mentre, supportare i viticoltori nel limitare i trattamenti a quando strettamente necessario e non a calendario,

6) garantire il rispetto dei regolamenti, se necessario con l’aumento delle ammende per i trasgressori.

 

Sottoscrittori

European Consumers (https://www.europeanconsumers.it/)

ISDE (https://www.isde.it/)

PAN Italia (https://www.pan-italia.it/)

Comitato per il Diritto alla Salute in Val di Non (http://www.prendiamocicura.it/in-primo-piano/comitato-per-il-diritto-alla-salute/)

Note

[1] https://www.icomos.org/en

[2] 2019 ICOMOS report for the World Heritage Committee 43rd ordinary session, Baku, 30 June – 10 July 2019 Addendum Evaluations of Nominations of Cultural and Mixed properties. https://whc.unesco.org/en/sessions/43com/

[3] https://www.isde.it/wp-content/uploads/2018/01/2017.12.-Contaminazione-pesticidi-Italia-finale.pdf

[4] http://www.arpa.veneto.it/temi-ambientali/ambiente-e-salute/file-e-allegati/fas-rapporti/Rapporto_FAS_2016.pdf

[5] https://www.isde.it/wp-content/uploads/2018/01/2017.12.-Contaminazione-pesticidi-Italia-finale.pdf

[6] ARPAV – Regione Veneto, 2017. Fitosanitari, ambiente e salute – rapporto 2017.

[7] http://statistica.regione.veneto.it/banche_dati_economia_agricoltura.jsp

[8] http://www.oggitreviso.it/miane-cison-pesticidi-nei-centri-abitati-strade-pubbliche-212040; http://www.oggitreviso.it/finisce-ospedale-dopo-essere-stata-investita-da-una-nuvola-di-pesticidi-210697;

[9]https://www.ilgazzettino.it/nordest/treviso/prosecco_vigneto_pesticidi_protesta_vittorio_veneto-4315245.html; http://www.oggitreviso.it/vigneto-vicino-allasilo-di-san-giacomo-diventa-un-caso-nazionale-204941; http://www.oggitreviso.it/scontro-aperto-sul-vigneto-di-san-giacomo-204896

[10] https://pubs.acs.org/doi/full/10.1021/es048859u; https://www.tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/20442041.2017.1294345;

[11]Visser, M.J., 2007. Cold, clear, and deadly. Unraveling a toxic legacy. Michigan State University Press;   https://setac.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/etc.3427; https://setac.onlinelibrary.wiley.com/doi/abs/10.1002/etc.3671; https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0160412017321773?via%3Dihub

[12] https://www.isde.it/wp-content/uploads/2018/01/2017.12.-Contaminazione-pesticidi-Italia-finale.pdf

[13] http://www.prosecco.it/wp-content/uploads/2018/04/Protocollo-2018-Visione-Finale-04-2018.pdf

[14] https://ilsalvagente.it/2019/02/20/ghiaccio-prosecco-e-pesticidi-la-nostra-inchiesta-integrale-su-12-bollicine/

[15] https://ilsalvagente.it/2019/02/22/prosecco-e-fitofarmaci-i-produttori-sinfuriano-la-risposta-dei-cittadini-no-pesticidi/

[16] ARPAV, Fiumi: concentrazione di pesticidi anni 2009-2018. http://www.arpa.veneto.it/dati-ambientali/open-data/idrosfera/corsi-dacqua/fiumi-concentrazione-di-pesticidi. Si veda: Bianco P.M., Tiberti M., Analisi ecologica del protocollo DOCG prosecco 2018. https://www.researchgate.net/profile/Pietro_Bianco/publication/326352869_Analisi_ecologica_del_protocollo_DOCG_prosecco_2018/links/5b47555e0f7e9b4637cf13fa/Analisi-ecologica-del-protocollo-DOCG-prosecco-2018.pdf

[17] http://www.prosecco.it/wp-content/uploads/2019/04/Protocollo-Viticolo-2019.pdf

[18] http://www.trevisotoday.it/green/pesticidi-stop-propineb-coltivazioni-valdobbiadene-21-giugno-2019.html

[19] https://www.efsa.europa.eu/en/efsajournal/pub/4605

[20] Veneto Agricoltura. Il Vino Biologico Veneto. http://www.venetoagricoltura.org/wp-content/uploads/2018/04/Il-vino-biologico-veneto.pdf

[21] La Buona Terra, Associazione Lombarda Agricoltori Biologici e Biodinamici. Comunicato stampa 8/9/2018. Agricoltura. I soldi pubblici sostengono l’uso dei pesticidi, al biologico, che copre quasi il 15% delle superfici agricole italiane, va meno del 3% dei finanziamenti europei e nazionali. https://www.labuonaterra.it/it/obu1227/cosi-l-agricoltura-convenzionale-inquina-l-economia-oltre-che-il-pianeta:.html

[22] https://ilsalvagente.it/2018/06/14/corsa-al-prosecco-lo-stop-di-zaia-no-a-nuove-coltivazioni-puntate-su-pinot-e-biologico/

https://www.regione.veneto.it/web/guest/comunicati-stampa/dettaglio-comunicati?_spp_detailId=3271237

http://www.trevisotoday.it/green/consorzio-prosecco-bio.html

[23] https://corrieredelveneto.corriere.it/verona/economia/19_aprile_09/vino-svolta-biologica-piacec-l-alleanza-le-categorie-f6be1bf2-5a92-11e9-98c3-11873cd3d250.shtml

[24] http://www.oggitreviso.it/report-zaia-si-erge-paladino-del-biologico-175084; https://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2018/09/01/news/il-monito-di-zaia-stop-al-prosecco-avanti-solo-bio-e-impatto-zero-1.17206784

[25] https://www.facebook.com/zaiaufficiale/videos/zaia-vigneto-del-futuro-e-biologico-lho-scritto-nel-2009-giovani-lavoreranno-cos/643861542786854/

[26] http://www.trevisotoday.it/attualita/vittorio-veneto-asilo-san-giacomo-21-febbraio-2019.html

[27] https://www.terranuova.it/News/Agricoltura/Il-bio-sotto-assedio?fbclid=IwAR2agiGui3QFv7LRUfw922QO4HszVvI8e1xmlULhcf3EDWh1lF4DyqvPjuQ

[28] http://www.unesco.it/it/Documenti/Detail/180

[29] https://www.repubblica.it/ambiente/2016/06/07/news/revine_lago_il_paese_che_combatte_i_pesticidi_rivolta_nel_regno_del_prosecco-141484229/?ref=search; https://www.repubblica.it/cronaca/2017/10/16/news/si_al_prosecco_ma_solo_biologico_la_protesta_d_legambiente_troppi_pesticidi_nei_vigneti-178447128/?ref=search; https://www.lastampa.it/tuttogreen/2018/07/09/news/tanti-troppi-pesticidi-sulle-vigne-del-prosecco-1.34030631?fbclid=IwAR3SVX-polAS0R8I7qPZAkkKKpnMB6sHpmNMLYcgHjYGllYPCVsngXd0H-Y; https://www.lastampa.it/topnews/primo-piano/2018/09/29/news/guerra-al-prosecco-un-referendum-per-vietare-i-pesticidi-1.34048837

[30] https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/La-frazione-di-prosecco-82f70b9c-ce75-461d-b98d-cb5b8894fd58.html

[31] https://www.rainews.it/tgr/veneto/video/2019/08/ven-Vigneti-per-il-prosecco-al-posto-del-bosco-cresce-la-protesta-a-Miane-Treviso-4fd18deb-70f7-46b2-9d94-db154ad30117.html

[32] Pappalardo SE, Gislimberti L, Ferrarese F, De Marchi M, Mozzi P, 2019. Estimation of potential soil erosion in the Prosecco DOCG area (NE Italy), toward a soil footprint of bottled sparkling wine production in different land-management scenarios. PLOS ONE 14(5): e0210922. https://doi.org/10.1371/journal.pone.0210922; Un sunto in italiano è disponibile al sito dell’Università di Padova  https://ilbolive.unipd.it/index.php/it/news/colline-prosecco-docg-studio-stima-lerosione-suolo

[33] https://www.lastampa.it/tuttogreen/2018/07/09/news/tanti-troppi-pesticidi-sulle-vigne-del-prosecco-1.34030631?fbclid=IwAR3SVX-polAS0R8I7qPZAkkKKpnMB6sHpmNMLYcgHjYGllYPCVsngXd0H-Y

[34] Il Gazzettino, Vigneti non autorizzati: dopo Tarzo anche Pievi. Sabato 7 settembre 2019, p 19;  https://www.ilgazzettino.it/nordest/treviso/prosecco_colline_unesco_vigneti-4716138.html

[35] Ibidem

[36]  http://www.trevisotoday.it/attualita/erosione-prosecco-replica-consorzio-valdobbiadene-5-giugno-2019.html

[37] “Cin cin” al cemento: hotel al posto di stalle. https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2019/07/19/cin-cin-al-cemento-hotel-al-posto-di-stalle/5335939/

[38] Assoindustria promuove la svolta green – Il Gazzettino TV p. VII (18 luglio, 2019) https://www.ilgazzettino.it/nordest/treviso/colline_prosecco_hotel_unesco-4626181.html

[39] https://www.theguardian.com/cities/2017/aug/30/unescocide-world-heritage-status-hurt-help-tourism

[40] https://www.ledonline.it/index.php/Rivista-Scienze-Turismo/article/view/1444

[41] https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000260723

[42] http://www.unesco.it/it/ItaliaNellUnesco/Detail/186

[43] https://whc.unesco.org/en/conventiontext/

[44] http://www.unesco.org/new/en/natural-sciences/environment/earth-sciences/international-geoscience-and-geoparks-programme/

[45] https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000136419

[46] Una delle sei convenzioni delle Nazioni Unite sulla biodiversità.

[47] Resource Manual – Managing Natural World Heritage, 2017. http://whc.unesco.org/en/managing-natural-world-heritage/ ; 2 – Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention, 2016. http://whc.unesco.org/en/guidelines/ ; J – World Heritage in Danger – 2017; http://whc.unesco.org/en/4Q5/

[48] Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe, Roero e Monferrato; Coteaux, Maisons et Caves de Champagne; Burgundian terroir and climats; Valle della Loira; Paesaggio delle coltivazioni della regione del vino Tokaj; Paesaggio della Coltivazione della Vigna dell’isola di Pico (Azzorre); Alto Douro Wine Region; Palestine: Land of Olives and Vines – Cultural Landscape of Southern Jerusalem, Battir; Lavaux, Vineyard Terraces; Upper Middle Rhine Valley; Wachau Cultural Landscape

[49] World Heritage Watch Report 2019. https://world-heritage-watch.org/content/wp-content/uploads/2019/06/World-Heritage-Watch-Report-2019.pdf

[50] UNESCO, 2019. Item 8 of the Provisional Agenda: Establishment of the World Heritage List and of the List of World Heritage in Danger. https://www.europeanconsumers.it/wp-content/uploads/2019/06/UNESCO-whc19-43com-8B-Add-en-ICOMOS-summary-draft-2019-for-WH-Commettee-decisions-6.2019.pdf

[51] https://unesdoc.unesco.org/ark:/48223/pf0000188700; https://unesdoc.unesco.org/ark:/482;

http://portal.unesco.org/en/ev.php-URL_ID=15244&URL_DO=DO_TOPIC&URL_SECTION=201.html

[52] Carta dei Diritti Fondamentali dell’unione Europea (2016/C 202/02). https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex:12016P/TXT

[53] https://www.linkedin.com/pulse/good-news-unesco-world-heritage-committee-appears-finding-marc-patry/

[54] Nel corso degli anni l’UNESCO è stata bersaglio di critiche per non curarsi di proteggere adeguatamente i siti che include nella lista WH (https://www.independent.co.uk/travel/news-and-advice/is-unesco-damaging-the-worlds-treasures-1675637.html; https://www.theguardian.com/world/2015/jul/02/unesco-impotence-world-heritage-status), o, secondo alcuni, per essere diventata una istituzione inefficiente, affetta da elefantiasi burocratica, influenzata da specifiche agente politiche. Nella stampa veneta si veda per esempio l’articolo di Francesca Pierantozzi “Unesco, la lenta agonia di un carrozzone”. Il Gazzettino, 27-12-2016. Su quella nazionale si veda l’inchiesta di Milena Gabanelli “Unesco: quanto paghiamo per diventare patrimonio dell’umanità” Il Corriere della Sera, 29 gennaio 2019 (https://www.corriere.it/dataroom-milena-gabanelli/unesco-italia-milioni-costi-quanto-paghiamo-diventare-patrimonio-dell-umanita/4706c6ec-20b2-11e9-926b-daa18cae285e-va.shtml). Nel 2010, il professor J.P. Singh, professore di comunicazione della cultura alla Georgetown University, Washington DC (USA), nel suo libro “United Nations Educational, Scientific, and Cultural Organization (UNESCO)” (Routledge), traccia la storia dell’istituzione, tra alti ideali, importanti iniziative e limiti della gestione.

Nel 2017 fecero scalpore le dure parole dell’ex ambasciatore degli Stati Uniti presso le Nazioni Unite di Nikki Haley, contro l’UNESCO, che tacciò di essere un’istituzione corrotta, inefficiente e politicizzata. Parole dettate forse più dalla contrarietà del governo statunitense al riconoscimento della città palestinese di Hebron come sito WH da parte dell’UNESCO, e dalla amissione della Palestina come paese membro dell’UNESCO, nel 2011 (https://www.theatlantic.com/international/archive/2017/10/how-did-unesco-get-so-politicized/542733/), il che, però, pone a favore dell’indipendenza dell’UNESCO. Nel 2018, è stata la volta del governo britannico, che tramite la sua segretaria allo sviluppo internazionale, Penny Mordaunt, ha annunziato l’intenzione della Gran Bretagna di lasciare l’UNESCO, perché istituzione inefficiente e politicizzata (https://www.theguardian.com/commentisfree/2018/nov/13/uk-withdrawal-unesco-historical-cultural-vandalism-emily-thornberry). Nel 2016, il Guardian rese pubblici dei documenti che indicavano come l’UNESCO, su pressione del governo australiano, avesse modificato la propria relazione sullo stato delle barriere coralline Australiane, rendendola più rassicurante rispetto al vero, e drammatico, stato dell’ecosistema marino (https://www.theguardian.com/environment/planet-oz/2016/may/30/australias-censorship-of-unesco-climate-report-is-like-a-shakespearean-tragedy).

Per scaricare il pdf del documento: UNESCO e pesticidi_finale

Per consultare i precedenti documenti di European Consumers sull’argomento: https://www.europeanconsumers.it/tag/prosecco/

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