La UE, appoggiata dai trattori, continua a favorire le lobbies, la contaminazione e la distruzione ambientale

Per come sono raccontate le proteste degli ultimi mesi è sembrato che in campo c’era l’Unione Europea, con le sue norme ambientali insostenibili e gli agricoltori che vedevano il lavoro diventare ingestibile a causa di queste norme. In realtà il quadro è più complesso soprattutto a livello UE come già comunicato da European Consumers APS in un precedente comunicato.

Una delle cause primarie dei problemi agricoli in Italia e nella UE è la globalizzazione basata sul dogma ultraliberista secondo il quale bisogna produrre un bene dove i costi sono più bassi, mettendo in competizione aree del mondo dove il costo del lavoro, i diritti sociali dei lavoratori, le norme di protezione dei consumatori sono assai diverse.

Nel 2006 l’Unione europea, per fare entrare il grano canadese in Europa, ha aumentato la percentuale consentita di glifosato (usato per far maturare artificialmente il grano in climi molto freddi). La stessa cosa ha fatto per le micotossine DON, che si formano nelle navi che trasportano il grano in presenza di umidità

Inoltre la politica UE delle importazioni, come attualmente concepita, internazionalizza le malattie delle piante: insetti, virus, batteri, miceti o funghi patogeni, grazie alla globalizzazione, si trasferiscono da un Continente all’altro.  Come hanno dimostrato i casi Xylella, Vespa Velutina, Cimice asiatica non è possibile bloccare la diffusione di queste malattie con i controlli alle frontiere, in Italia per altro assai scarsi, ma solo bloccando le importazioni o imponendo severissime norme ai paesi esportatori.

La Politica Economica della UE e degli stessi Governi italiani, determina la delocalizzazione delle grandi imprese nei Paesi dove sono minori le tutele per i lavoratori. Questa politica distrugge le piccole e medie aziende agricole, sopprime la sovranità alimentare e peggiora la qualità del cibo.

Ma la conseguenza delle proteste agricole è stata evidente: l’Unione europea ha bloccato di fatto il Green Deal nel settore agricolo, accogliendo gran parte delle richieste degli agricoltori, cancellando o annacquando norme e obblighi per la protezione dell’ambiente e della biodiversità, introdotti nella Politica agricola comune (Pac) per il periodo 2023-2027, come condizione per accedere alle sovvenzioni comunitarie.

Il Consiglio Ue ha approvato, il 26 marzo, la revisione mirata (definita “semplificazione”) di una lunga serie di disposizioni della Pac, entrata in vigore all’inizio del 2023. Il Comitato speciale Agricoltura del Consiglio Ue ha approvato modifiche peggiorative degli standard sulle “buone condizioni agronomiche e ambientali” (Bcaa), che costituiscono lo strumento della cosiddetta “eco-condizionalità” della Pac.

La revisione della Pac, approvata dal Consiglio Ue, dovrà ora essere discussa dalla plenaria del parlamento europeo, probabilmente a Strasburgo il 22 aprile, l’ultima prima delle elezioni di giugno[1].

Nell’ambito dell’analisi del Green Deal va tenuto presente che in Europa e in Italia, l’agricoltura è la principale causa di perdita degli habitat naturali e delle specie selvatiche. La distruzione di habitat e specie mette in crisi la stessa produzione agricola: negli ultimi 30 anni abbiamo perso il 70% della biomassa di insetti volatori, la maggior parte impollinatori, che garantiscono l’80% della produzione agricola.

La strategia Fork to Farm della Commissione Europea dovrebbe fare in modo che le pratiche di coltivazione, raccolta e distribuzione siano in linea con la necessità di tutelare la biodiversità degli ecosistemi e la qualità di aria, suolo e acque. Le norme introdotte dall’Unione Europea sui pesticidi, sugli incolti e i turni di riposo sono dettate dalla necessità di tutelare quegli stessi ecosistemi che rendono possibile l’agricoltura e dalla cui qualità dipende la stessa salute umana.

Ma anche grazie ai trattori questa politica sembra in via di smantellamento. Come aggravante non è stata effettuata nessuna valutazione d’impatto alle modifiche, “data l’urgenza politica di presentare questa proposta che mira a rispondere a una situazione di crisi nell’agricoltura”[2].

Ursula von der Leyen, nel suo discorso al Parlamento di Strasburgo, ha annunciato il ritiro della proposta legislativa sulla riduzione dell’uso dei pesticidi e ha anche aperto a nuovi sussidi pubblici per gli agricoltori svincolati dalle norme ambientali[3].

Quella della Commissione Ue è un’apertura nei confronti degli agricoltori ed accetta alcune delle richieste portate in piazza dai manifestanti: il sostegno al reddito e una revisione parziale del Green deal, la politica Ue per la sostenibilità ambientale[4]. Cioè un ritorno al passato in termini di sicurezza ambientale e di qualità alimentare.

Il presidente di Confcooperative Fedagripesca Carlo Piccinini commenta positivamente la notizia del ritiro della proposta di regolamento sui pesticidi annunciata dalla presidente della Commissione Ue Von der Leyen[5]. Fedagripesca ha contestato già due anni fa la proposta della Commissione affermando che gli agricoltori sarebbero costretti a produrre senza difese adeguate (ignorando quindi prevenzione e tecniche biologiche) e i cittadini europei, avrebbero progressivamente visto soppiantare le produzioni comunitarie da prodotti provenienti da paesi extraeuropei con standard di sicurezza alimentare di gran lunga più bassi.

Questo nonostante una gravissima crisi ambientale nazionale causata dall’accumulo e diffusione della contaminazione nelle acque italiane dove sono stati trovate 183 pesticidi nel 55,1% dei punti di monitoraggio delle acque superficiali e nel 23,3% delle acque sotterranee[6]. In Italia nel 2021 sono stati venduti oltre 50 milioni di kg di sostanze chimiche per l’agricoltura, e, il nostro Paese si colloca al terzo posto in Europa, dopo Spagna e Francia, per vendita di prodotti fitosanitari. Si tratta di un inquinamento generalizzato di sostanze tossiche provenienti in buona parte dal mondo agricolo.

Il D. lgs. 150/2012[7] in attuazione della Direttiva europea 2009/128/CE[8] sull’uso sostenibile dei pesticidi li riconosce come una “minaccia per la salute umana e l’ambiente”, auspicandone la sostituzione attraverso “la massima diffusione dell’agricoltura biologica” e imponendo a tutti gli agricoltori, dal 2014, per ricevere finanziamenti la Produzione Integrata, ovvero una combinazione sinergica delle tecniche ecologiche alternative tra loro integrate, come definita dalla Decisione CE 30-12-1996. All. 1 – Norme OILB. L’agricoltura biologica dovrebbe essere la norma e i pesticidi sintetici rappresentare l’eccezione. Solo gli agronomi abilitati (consulenti fitoiatri) possono prescrivere gli interventi fitosanitari come ultima possibilità in caso d’insufficienti alternative, utilizzate sempre in via prioritaria e obbligatoria, tenendo conto del principio di “Comparazione”.

Il governo italiano aveva già annacquato la Direttiva n. 2009/128/CE sull’agricoltura integrata inventandosi, a scapito degli agricoltori biologici, finanziamenti per l’integrata volontaria per aggirare la norma europea e continuare a favorire l’uso di pesticidi. Di fatto la PAC in Italia ha fallito i suoi obiettivi determinando un ulteriore incremento dell’inquinamento da pesticidi.

Gli agricoltori sono in difficoltà non per le ipotesi di riforme green, ma per decenni di gestione comunitaria che ha privilegiato le grandi a scapito delle piccole e medie imprese e dei metodi sostenibili come il biologico. Il Green Deal avrebbe dato una grande spinta al biologico, che è già di per se in forte espansione anche per via dei risultati economici che ottiene. Tornare indietro rinunciando al taglio dell’uso di pesticidi non significa aiutare gli agricoltori, ma fossilizzare un modello agricolo perdente da tutti i punti di vista: economico, occupazionale e ambientale.

Nel presentare i nuovi obiettivi di decarbonizzazione per il 2040, infine, la Commissione Europea il 6 febbraio 2024  ha stralciato il settore agricolo, che nel testo originario del Green Deal era chiamato a tagliare del 30% le emissioni entro il 2040[9]. L’agricoltura contribuisce comunque alle emissioni climalteranti per una quota poco significativa: il 9% a livello di Unione europea e il 7% a livello italiano[10].

Tra le proposte della Commissione Europea per modificare la Politica Agricola Comune (Pac), vi è l’eliminazione i controlli da parte degli Stati membri (e le sanzioni da infliggere in caso di violazione) del rispetto dei requisiti di condizionalità ambientale per le aziende agricole con superficie coltivata inferiore ai dieci ettari. L’abolizione delle multe sarà retroattiva, potendo applicarsi a partire dall’inizio del 2024.

Tra le norme contestate dai “Trattori” vi sono l’obbligo per ricevere finanziamenti di destinare almeno il 4% dei terreni coltivabili a funzioni non produttive, l’obbligo di effettuare rotazioni delle colture, ridurre l’uso di fertilizzanti di almeno il 20% e il divieto di utilizzare pesticidi nei pressi delle abitazioni. Proposte del tutto estranee rispetto agli urgenti obiettivi di sostenibilità.

Con le nuove esenzioni introdotte dalla UE riguardo agli standard Bcaa, viene abolito l’obbligo di mantenere una superficie a riposo, non produttiva, pari ad almeno il 4% dell’area coltivabile per ogni azienda agricola (Bcaa 8). Gli effetti sono vari: limitazione delle perdite di umidità per evaporazione; mineralizzazione della materia organica; contrasto efficace alle erbe infestanti. Non tenere a riposo e rotazione, una parte del terreno) significa usare più pesticidi e più fertilizzanti chimici. Ovvero inaridire il terreno e consumare più acqua. L’assenza di rotazione impoverisce e costringe all’uso di fertilizzanti, banalizzando inoltre il paesaggio ed è stata già affrontata da European Consumers[11].

Il Reg. (Ue) 2024/587[12] aveva già introdotto una deroga, per l’anno di domanda 2024, all’impegno a) della Bcaa 8 “percentuale minima del 4% della superficie agricola destinata a superfici o elementi non produttivi”. La Bcaa 8 prevede tre impegni: la deroga interessa solo il primo. In base a tale deroga, il 4% dei seminativi può essere impiegato in tre modi:

  1. superfici ed elementi non produttivi (come terreni a riposo, siepi, fasce tampone, ecc.);
  2. colture azotofissatrici (come lenticchie, piselli, fave, erba medica, ecc.);
  3. colture intercalari (senape, ravizzone, favino da sovescio, ecc.)[13].

Le colture intercalari e le azotofissatrici possono essere concimate, irrigate e raccolte, ma devono essere coltivate senza l’uso di prodotti fitosanitari e non possono essere diserbate e trattate.

Gli agricoltori avranno inoltre l’obbligo di mantenere gli elementi caratteristici del paesaggio esistenti. Saranno incentivati, su base volontaria, a mantenere i terreni a riposo o a creare nuovi elementi caratteristici del paesaggio attraverso regimi ecologici. Resta il divieto di tagliare siepi e alberi nella stagione della riproduzione e della nidificazione degli uccelli.

Riguardo all’obbligo di copertura minima dei suoli in periodi sensibili (Bcaa 6), gli Stati membri disporranno di maggiore flessibilità per decidere quali suoli proteggere e in quale stagione, in funzione delle specifiche.

Allevatori e agricoltori della Val Padana (il territorio italiano più contaminato da pesticidi e nitrati) si sono opposti alla decurtazione dei finanziamenti diretti in assenza di rotazione agricola[14] intendendo continuare con i regimi di monosuccessione in particolare del mais[15].

Le monoculture intensive impiegano eccessive quantità di acqua e determinano scarichi inquinanti nei fossi e si taglia qualsiasi albero o cespuglio dia il minimo fastidio ai macchinari automatici. Enormi quantità di acqua viene sprecata per coltivare cibo destinato all’industria zootecnica.

L’eccesso di zootecnia genera gravi problemi ecologici: eccesso di consumo idrico, monocolture per produrre insilati, perdite energetiche in filiera, patologie sanitarie gravi, problemi di spandimento dei liquami,  per  non parlare del trattamento degli animali e delle truffe anche sui prodotti ritenuti nazionali e di qualità.

A livello mondiale la superficie agricola dedicata alla zootecnia è oltre il 70% della superficie coltivata per produrre il 15-20% delle calorie alimentari. Uno sbilanciamento insostenibile ed assurdo da mantenere proteggendo un’industria della carne che ha monopolizzato la dieta dei cittadini per profitto, non per migliorare la loro salute.

Quando manca l’acqua, la politica regolarmente concede i soldi dallo Stato invocando emergenze e calamità senza capire la necessità di ridurre la produzione destinate alle aziende zootecniche almeno nelle aree maggiormente soggette a siccità.

La riforma della agricoltura proposta e poi annacquata dalla UE, pur avviandosi a livello strategico verso la sostenibilità, ha lasciato ulteriori e ampi spazi di manovra a livello Nazionale (Strategia Agricola[16]) e Regionale (Complemento di programmazione per lo sviluppo rurale, CSR[17]).

Chiaramente la razionalità dei criteri di sostenibilità non deve ricadere sulle imprese agricole, a cominciare da quelle piccole, medie e a conduzione familiare. Ma questo si ottiene contrastando efficacemente gli oligopoli e limitando lo strapotere delle Multinazionali dell’import-export e della grande distribuzione non continuando a distruggere e contaminare il territorio.

Molti agricoltori sembrano voler continuare a usare fertilizzanti, chimici e pesticidi senza prestare attenzione alla necessità di contrastare l’eccesso di zootecnia, l’elevato consumo e spreco di acqua, il dominio delle monocolture, lo sversamento nelle acque di liquami, agrofarmaci, pesticidi, le emissioni climalteranti, il taglio di alberi, la banalizzazione del paesaggio, la perdita di biodiversità, il consumo di suolo e le terre svendute alle grandi aziende dell’energia.

Molti imprenditori agricoli non sembrano interessati all’agroecologia e non sembrano considerare un diritto dei consumatori poter consumare cibo sano, pulito ed ecosostenibile. Una parte degli agricoltori saliti su giganteschi trattori, comprati in parte con finanziamenti pubblici, stanno di fatto cercando di influenzare opinione pubblica e politica in senso contrario ai dettami della sostenibilità.

Molti agricoltori che protestano attaccano l’Unione europea, che di fatto li finanzia da decenni. Senza il sostegno dei programmi europei molte aziende agricole chiuderebbero. Con la PAC, Politica agricola comune ogni sette anni vengono stanziati fondi speciali sull’agricoltura. Per l’Italia tra il 2021 e il 2027 sono stati previsti 26 miliardi. Inoltre gli Stati finanziano gli agricoltori quando ci sono calamità e stati di emergenza.

Le Associazioni di categoria e le stesse Regioni non stanno aiutando a sviluppare un’agricoltura più sostenibile, ma continuano a finanziare agrofarmaci in abbondanza e sementi brevettate per colture controllate da poche e spietate Multinazionali. L’agricoltura italiana è ostaggio delle multinazionali sementiere, dell’agrofarmaco e del petrolio che spesso coincidono, oltre che della distribuzione alimentare. E la UE dovrebbe impegnarsi maggiormente a contrastarle proprio per rispettare le proprie norme costituzionali, i propri intenti green e gli interessi di produttori e consumatori.

Le Associazioni dell’agricoltura hanno, di fatto, ignorato la transizione energetica e il furto di terre agli agricoltori più fragili ed hanno anche ignorato che un 20 % delle Aziende si prendono l’80% dei contributi della Politica agricola comune (Pac).

L’agricoltura convenzionale industriale causa danni ecologici immensi. Ma varie facoltà di Agraria continuano ad esaltare il mito della super produzione, ad appoggiare l’introduzione di OGM e NBT mentre dovrebbero insegnare la sostenibilità ed occuparsi della protezione della biodiversità agricola nazionale.

La UE ha un atteggiamento incoerente nei confronti di biodiversità e ambiente favorendo le NBT, già equiparate agli OGM da una Sentenza della Corte del Lussemburgo e permettendone la semina in pieno campo. Queste varietà artificiali, oltre ad aumentare il ricatto delle Multinazionali delle Sementi e dei brevetti sui fruttiferi nei confronti dei piccoli e medi produttori, rappresentano di fatto una minaccia per la biodiversità agricola e per quella naturale essendo possibile l’inquinamento genetico di specie spontanee.

È bene ricordare lo scandaloso Reg. UE 834/2007[18] sull’agricoltura biologica che stabilisce l’incompatibilità degli OGM con la produzione biologica, ma ne consente la contaminazione fino a 9 grammi per kg d’ingrediente, con soglie di cosiddetta tolleranza per “contaminazioni definite inevitabili”, ma di fatto favorite dalla tolleranza nei loro confronti. Oltretutto senza indicazioni nelle etichette, in particolare delle carni proveniente da animali nutriti con mangimi di importazione basati su soia e mais transgenici in violazione dei diritti dei consumatori. Molti produttori agroalimentari hanno da quel momento iniziato a indicarlo nelle etichette.

Le pratiche di coltivazione intensiva impoveriscono e degradano i terreni costringendo a input esterni costosi dal punto di vista economico ed energetico che conducono ad ulteriori squilibri (ad es. composti azotati e fosfati). Oltre a uccidere impollinatori, insetti predatori e specie vegetali fondamentali per la salute degli agroecosistemi, l’agricoltura intensiva ha ricadute negative sul dissesto idrogeologico, inoltre è un potente fattore di rischio per la biodiversità.

Oggi il paradigma della quantità a tutti i costi non funziona di fronte alla competitività del mercato e alle necessità ambientali. Funzionano i prodotti e i marchi di qualità e le filiere corte, sostenibili e diversificata. È necessario che la protesta sia basata sull’agroecologia e non solo protezionistica.

Il settore ha beneficiato di deroghe sullo sversamento di liquami nei terreni per tenere in vita un’economia agricola sbilanciata. Molte aziende agricole vantano superfici di spandimento sufficienti, ma finiscono per concentrare lo spandimento solo in alcune aree.

Sono anche da tenere presenti nella questione della produttività agricola i grandi sprechi alimentari. Una parte dell’agricoltura che finisce per buttare via un quarto di quello che vende è conveniente per chi vende, ma insostenibile dal punto di vista ambientale e della equità. È necessario produrre meno e meglio spendendo uguale, ma dando più soldi al produttore. Il mondo agricolo e dell’economia alimentare potrebbe fare di più in tal senso.

L’agricoltura industriale è un problema e non una soluzione. Ma le azioni di miglioramento ambientale sono viste come un disturbo dalle organizzazioni di settore e non sembra cresciuta la sensibilità della base su un tema chiave come la biodiversità. Le plastiche in campo sono diffuse in modo enorme e non stanno facendo nulla per limitarle e fermarle nonostante i rapporti FAO.

Sviluppo urbano e artificializzazione sono gravi problemi per l’agricoltura, ma non si è fatto niente per fermare l’emorragia dei suoli. Molti agricoltori sono contenti di vendere le terre e incassare, lasciando che i terreni si riempiano di cemento, pannelli solari e pale eoliche. Le grandi aziende dell’energia stanno acquistando terre senza trovare opposizione da parte di chi dovrebbe difendere l’agricoltura e il paesaggio italiani.

Nel 2012 l’allora ministro Mario Catania er a un passo dal portare in Parlamento una legge per la tutela dei suoli, ma le organizzazioni dell’agricoltura pretesero di non porre vincoli sulla libera iniziativa di vendita delle terre da parte delle aziende agricole, e non ebbe seguito [19].

Parte delle proteste sembrano voler continuare a garantire privilegi, senza mettere in discussione il distruttivo modello dominante, non mostrando alcuna intenzione di accettare un cambiamento verso la sostenibilità, favorendo. Ritirare una serie di provvedimenti per limitare i pesticidi e favorire la biodiversità in agricoltura non è una di certo una politica utile e salubre per il futuro, ma una politica distruttiva che si avvantaggerà del serbatoio di voti del mondo agricolo più retrogrado.

European Consumers appoggia gli agricoltori responsabili che fanno agricoltura sostenibile, che non usano pesticidi, fertilizzanti chimici. Favorisce il consumo di prodotti sostenibili locali. Ci sono ottime aziende sostenibili, che non riescono a farsi sentire ma resistono e hanno già impostato la loro produzione su sostenibilità e qualità: a loro la nostra solidarietà, sono queste le aziende che la PAC dovrebbe premiare.

Riferimenti

[1] L’Unione europea fa marcia indietro. https://www.terzogiornale.it/2024/03/28/lunione-europea-fa-marcia-indietro/

[2] Le proposte della Commissione Ue per modificare la Politica Agricola Comune e alleggerire alcuni oneri. https://www.eunews.it/2024/03/15/politica-agricola-comune-commissione-ue/

[3] Von der Leyen apre agli agricoltori: sussidi e stop alla legge sui pesticidi. La Lega si intesta la vittoria

[4] Von der Leyen apre agli agricoltori: sussidi e stop alla legge sui pesticidi. La Lega si intesta la vittoria. https://www.ilsole24ore.com/art/von-der-leyen-apre-agricoltori-piu-sussidi-e-stop-legge-pesticidi-AFzukccC

[5] Von der Leyen ritira la proposta di riduzione fitofarmaci. Confcooperative: l’Europa risponde agli agricoltori. https://www.agricultura.it/2024/02/06/von-der-leyen-ritira-la-proposta-di-riduzione-fitofarmaci-confcooperative-leuropa-risponde-agli-agricoltori/

[6] I pesticidi nelle acque: il rapporto Ispra 2022. https://ambientenonsolo.com/i-pesticidi-nelle-acque-il-rapporto-ispra-2022/

[7] Decreto Legislativo 14 Agosto 2012, N. 150. Attuazione della direttiva 2009/128/CE che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi. (12G0171). https://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legislativo:2012-08-14;150

[8] Direttiva 2009/128/Ce del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 ottobre 2009 che istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi. https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2009:309:0071:0086:it:PDF

[9] Nell’Ue tira un brutto clima. Pesticidi, gas serra e rinnovabili: così è naufragato il Green Deal. https://www.repubblica.it/cronaca/2024/02/09/news/green_deal_europa_rinnovabili_pesticidi_agricoltura-422091735/

[10] Ridurre emissioni gas climalteranti di agricoltura e pesticidi. https://www.wwf.it/area-stampa/ridurre-emissioni-gas-climalteranti-di-agricoltura-e-pesticidi/

[11] La rotazione delle colture è una necessità ecologica, non un obbligo! https://www.europeanconsumers.it/2023/10/29/la-rotazione-delle-colture-e-una-necessita-ecologica-non-un-obbligo/

[12] Regolamento di esecuzione (UE) 2024/587 della Commissione, del 12 febbraio 2024, che deroga al regolamento (UE) 2021/2115 del Parlamento europeo e del Consiglio per quanto riguarda l’applicazione della norma relativa alle buone condizioni agronomiche e ambientali dei terreni (norma BCAA) 8, le date di ammissibilità delle spese per il contributo del FEAGA e le norme relative alle modifiche dei piani strategici della PAC per quanto riguarda le modifiche di determinati regimi ecologici per l’anno di domanda 2024. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=CELEX:32024R0587

[13] Deroga alla Bcaa 8, nei terreni a riposo azotofissatrici e intercalari. https://terraevita.edagricole.it/pac-psr-csr/bcaa-8-terreni-a-riposo-azotofissatrici-e-intercalari/#:~:text=contenuti%20della%20deroga-,Il%20Reg.,superfici%20o%20elementi%20non%20produttivi%E2%80%9D.

[14] Bcaa 7, ecco le sanzioni per le rotazioni mancate. https://terraevita.edagricole.it/pac-psr-csr/bcaa-7-rotazioni-mancate-ecco-le-sanzioni/

[15] Gli agricoltori della Pianura Padana chiedono flessibilità sull’obbligo di rotazione annuale imposto dalla Pac. https://euractiv.it/section/economia-e-sociale/news/gli-agricoltori-della-pianura-padana-chiedono-flessibilita-sullobbligo-di-rotazione-annuale-imposto-dalla-pac/

[16] Verso la Strategia Nazionale per un Sistema Agricolo, alimentare forestale sostenibile e inclusivo. https://www.reterurale.it/downloads/Tavolo-Tecnico.pdf

[17] Sviluppo Rurale. https://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/24468

[18] Regolamento (CE) n. 834/2007 del Consiglio, del 28 giugno 2007 , relativo alla produzione biologica e all’etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CEE) n. 2092/91. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex%3A32007R0834

[19] Il ministro Catania propone una legge contro il consumo di suolo. https://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2012/09/il-ministro-catania-propone-una-legge-contro-il-consumo-di-suolo/

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