Una delle caratteristiche della moderna propaganda dell’importantissimo comparto economico rappresentato dall’Industria Farmaceutica è ridicolizzare per quanto possibile le pratiche del passato, in particolare se riguardano l’uso di piante poco costose e disponibili a tutti anche in forma biologica. Con la stessa sicumera la maggior parte dei cosiddetti mezzi di informazione trattano come superstizioni le pratiche mediche del passato e irridono tutte le tradizioni che non si rivolgono alla chimica industriale.
Naturalmente questo comportamento non ha nulla di scientifico ed è unicamente legato alle leggi del profitto, che prevedono il controllo delle cure da parte dei privati e, come nel caso delle energie alternative, odia l’indipendenza individuale, la capacità di risolvere i propri problemi da soli o meglio, con l’aiuto della Natura spendendo il meno possibile o, se si è coltivatori, addirittura niente.
Non bisogna vergognarsi di trarre dall’uso popolare ciò che può essere utile all’arte di guarire, diceva Ippocrate. Eppure anche tra i teorici della medicina naturale si è diffusa l’idea che essere raro, venire da un paese lontano, portare un nome sconosciuto, strano, avere un valore venale sono gli elementi che valorizzano un medicamento.
Il caso del cavolo, esaminato nella pubblicazione di European Consumers, è esemplificativo.
Pietro Massimiliano Bianco
Roma, 07/07/2018
Cliccare sul link per leggere il documento
0 commenti