Nuove infestazione di cavallette in Sardegna: la soluzione è agroecologica

Periodicamente, da quando esiste l’agricoltura, le pullulazioni di locuste (soprattutto nell’Italia meridionale e Sardegna appartenenti alla specie Dociostaurus maroccanus, locusta del Marocco) si ripetono interessando estensioni produttive nell’ordine delle decine di migliaia di ettari. La distruttiva (per l’agricoltura) forma gregaria sembra sia favorita da inverni piovosi, seguiti da febbrai caldi non troppo secchi.

Dociostaurus maroccanus

Per molti anni il fenomeno si è manifestato in forma eclatante solo sporadicamente e su superfici relativamente limitate. La meccanizzazione dell’agricoltura degli anni ’40 e l’introduzione di antagonisti, predatori e parassitoidi avrebbero limitato efficacemente il fenomeno.

In Sardegna dall’anno 1946 al 2019 episodi di infestazioni massicce si sono verificate raramente. Una delle ultime invasioni risale alla fine degli anni ‘80 del secolo scorso, in corrispondenza di un periodo siccitoso[1].

Nel 1946, avvenne una infestazione di dimensioni catastrofiche interessando praticamente tutta la superficie della regione. In quell’occasione due entomologi, Bonelli e Paoli, tentarono di risolvere il problema introducendo sull’isola un coleottero che si nutriva delle uova della cavalletta, la Variabilis mirabilis, presente nella penisola italiana ma non in Sardegna.

La specie si insediò perfettamente sull’isola e incominciò la sua azione benefica nei confronti delle cavallette

Anche Epicauta rufidorsum e diverse specie di ditteri bombilidi sono in grado di controllare efficacemente locuste e altre cavallette infestanti. Nelle annate piovose il controllo avviene anche ad opera di parassiti fungini, in particolare Entomophaga grylli, ma buona è anche la predazione esercitata da uccelli quali storni, fagiani, tacchini, faraone, rapaci, ecc..

Epicauta rufidorsum

Entomophaga grylli è l’agente causale di una delle malattie più diffuse che colpiscono locuste e cavallette. È nota come malattia della sommità perché gli insetti infetti si arrampicano sulla parte superiore di una pianta e afferrano la punta dello stelo mentre muoiono favorendo una migliore dispersione delle spore fungine .

Anche la lotta alle locuste con l’utilizzo di Galline faraone (Numida meleagris) può essere applicata con successo dalle aziende biologiche, già sviluppata sperimentalmente maturata negli anni 1988-1994 e nel 2005.

Gallina Faraona (Numida meleagris)

Tutte queste specie sono messe a rischio dall’uso di pesticidi e dalla contaminazione ambientale e la loro carenza è sintomo di errate pratiche gestionali in agricoltura e nel territorio più in generale.

Lavorazioni superficiali (erpicature, fresature) e dissodamenti effettuate prima della nascita delle neanidi, possono distruggere le ooteche ed esporle agli agenti atmosferici. In molte aree è opportuno favorire superfici incolte per ridurre gli habitat favorevoli alla moltiplicazione delle cavallette[2] e favorire la riproduzione e nidificazione delle specie efficienti nel contrasto.

Una infestazione di cavallette può quindi essere anche conseguenza di azioni, come l’uso di fitosanitari o cattiva gestione del territorio, che compromettono le popolazioni delle specie in grado di controllare le popolazioni di cavallette che, purtroppo, non sono incluse tra quelle per le quali è necessaria un adeguata sperimentazione dei pesticidi, prima di permetterne l’uso.

In Puglia si ricordano le disastrose invasioni del 2002 nella Murgia[3], del 2004 nelle campagne di Bari[4] e del 2006 a San Giovanni Rotondo, Murgia Barese, Capitanata e Lacedonia[5].

In Sardegna si è stimato che nel 2019 le cavallette hanno danneggiato circa 2mila ettari di colture, soprattutto nella zona del Nuorese e decine di aziende sono state messe in gravi difficolta[6]. Altre infestazioni si sono ripetute nel 2020 sempre in Puglia e Sardegna[7].

Quest’anno sono ben 30 mila ettari di campi invasi tra le province di Nuoro e Oristano[8]. Gli insetti hanno nuovamente invaso territori agricoli, in particolare nella zona centrale dell’isola in particolare a Noragugume, Bolotana, Illorai, Olzai, Teti, Sarule, Sedilo, Barbagia di Nuoro e Ottana, nella cui piana si trova l’epicentro dell’invasione.

Al Ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, è arrivata, da parte delle categorie agricole coinvolte, la richiesta dello stato di calamità.

Le cause di questa infestazione sono state attribuite al cambiamento climatico, all’abbandono delle campagne e all’espandersi di terreni incolti che favorirebbero lo sviluppo di questi animali. Ma in realtà, essendosi già verificatesi in passato, sono il risultato di trascuratezza agro-ecologica, in particolare nella fase di monitoraggio e prevenzione, gestione territoriale, ricerca e analisi delle cause e delle soluzioni sostenibili.

Un esempio è proprio il caso odierno. L’ultimo allarme cavallette in Sardegna è scattato alla fine dell’aprile 2022, quando il professor Ignazio Floris, docente di Agraria all’Università di Sassari, aveva chiesto l’eliminazione di una sessantina di focolai di questi insetti, individuati nelle campagne del Nuorese e dell’Alto Oristanese. L’intervento tempestivo purtroppo non c’è stato e ora sono a forte rischio tanti raccolti nel centro dell’isola. Tutto questo in un periodo di gravi difficoltà della filiera dell’agricoltura in Italia per di più contestualmente a una grave crisi alimentare mondiale aggravata dalla guerra in corso tra due grandi produttori di generi alimentari.

La direttiva 2002/89/CE prevede il controllo delle aree di possibile ovideposizione e la segnalazione ai consorzi fitosanitari o ai competenti Servizi provinciali dell’agricoltura. La normativasottende un’adeguata organizzazione tra organismi rispetto alle competenze e interventi perché, per fare prevenzione serve una rete di comunicazione corretta.

Per European Consumers è necessario evitare l’uso massivo di sostanze di sintesi, ed è invece necessario un costante e attento monitoraggio per intervenire nei luoghi di deposizione delle uova e agli stadi iniziali di formazione degli sciami.

Qualsiasi intervento deve prevedere una valutazione dell’impatto sull’ambiente e su altre specie autoctone ed escludere l’utilizzo massivo di pesticidi di sintesi, che potrebbero ulteriormente peggiorare la situazione vista la particolare resistenza degli ortotteri adulti a questa pericolosissima e dannosissima categoria di prodotti a differenza dei loro parassitoidi e predatori.

Ma come soluzione l’Agenzia Laore per l’attuazione dei programmi regionali in campo agricolo e per lo sviluppo rurale della Sardegna, da aprile ad oggi, ha trattato con deltametrina 411 focolai nei comuni del Nuorese già oggetto dell’infestazione degli anni scorsi. Azione condotta da 20 squadre e ufficialmente concentrata su uova e individui giovanili non ancora in grado di volare, secondo un protocollo di integrated pest management[9].

Questa sostanza ha attività di interferente endocrino: estrogenica nei mammiferi[10] e antagonista del recettore degli androgeni[11]. Tossico per ingestione e inalazione[12]. È potenzialmente neurotossico per gli uccelli[13]. Molto tossico per la vita acquatica con effetti di lunga durata (PubChem). Estremamente tossico per lo zooplancton: influenza la biochimica, la fisiologia e l’istologia e determina alterazioni del comportamento, aumento della mortalità, alterazioni della crescita e della riproduzione con effetti negativi sulle popolazioni. Rotiferi e Copepodi sono particolarmente suscettibili[14]. Tossicità alta per i pesci (PPDB). Altamente tossico per le api[15] e tutti gli insetti benefici[16]. Il metabolita nel suolo 3-phenoxybenzoic acid è stabile per idrolisi e altamente tossico per gli invertebrati acquatici[17], inoltre è stato associato a danni nel DNA degli spermatozoi[18].

È, altresì, necessario bandire immediatamente, almeno nelle regioni esposte al fenomeno, l’uso e la diffusione di qualsiasi sostanza possa danneggiare, oltre alla salute umana, le popolazioni di oofagi, predatori e parassitoidi delle locuste e di altri ortotteri. Per tali popolazioni è necessario favorire le condizioni ambientali adeguate alla riproduzione e alla nidificazione.

La maggior parte delle infestazioni animali sono dovute, più ancora che ai cambiamenti climatici, alla destabilizzazione degli ecosistemi e delle relazioni preda-predatore da parte di una cattiva gestione antropica del territorio. E sono spesso, come anche il caso della famosa Zanzara Tigre, indicatori di degrado ambientale.

Riferimenti normativi

Decreto Legislativo 19 agosto 2005, n. 214. DECRETO LEGISLATIVO 19 agosto 2005, n. 214 Attuazione della direttiva 2002/89/CE concernente le misure di protezione contro l’introduzione e la diffusione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali. (testo consolidato con le modifiche apportate all’articolato dal d.lgs. 9 APRILE 2012, N. 84 e agli allegati I, II, III, IV e V dal D.M. del 19/09/2014). https://www.protezionedellepiante.it/wp-content/uploads/2020/04/dlgs_214_testo_consolidato.pdf 

Direttiva 2002/89/CE del Consiglio del 28 novembre 2002 che modifica la direttiva 2000/29/CE concernente le misure di protezione contro l’introduzione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nella Comunità. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=celex:32002L0089

Direttiva 2000/29/CE del Consiglio dell’8 maggio 2000 concernente le misure di protezione contro l’introduzione nella Comunità di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali e contro la loro diffusione nella Comunità. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=CELEX:32002L0089&from=IT

Riferimenti bibliografici

[1] L’invasione delle cavallette in Sardegna, spiegata dal Cnr. https://greenreport.it/news/agricoltura/linvasione-delle-cavallette-in-sardegna-spiegata-dal-cnr/

[2] Lotta alle cavallette. https://www.fitosanitario.pr.it/altre-avversita-fitopatologiche/lotta-alle-cavall/#:~:text=INTERVENTI%20BIOLOGICI%3A%20il%20naturale%20contenimento,faraone%2C%20rapaci%2C%20ecc.

[3] Puglia: invasione di cavallette sulle colline della Murgia. http://www1.adnkronos.com/Archivio/AdnAgenzia/2002/07/10/Cronaca/PUGLIA-INVASIONE-DI-CAVALLETTE-SULLE-COLLINE-DELLA-MURGIA-2_123400.php

[4] Puglia, la carica della cavallette in molti costretti a barricarsi in casa. https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2004/07/22/puglia-la-carica-della-cavallette-in-molti.html

[5]  Invasione di Cavallette. http://www.lacedonia.com/lacedonianews/cavallette.htm

[6] Storica invasione di cavallette in Sardegna. https://www.uniss.it/uniss-comunica/unisspress/storica-invasione-di-cavallette-sardegna; Nuoro, milioni di cavallette devastano i campi. https://tg24.sky.it/cronaca/2019/06/30/nuoro-cavallette-devastano-campi

[7] Invasione di cavallette: Sardegna e Puglia le più colpite. https://www.widenews.it/2020/10/05/invasione-di-cavallette-sardegna-e-puglia-le-piu-colpite/

[8] Le cavallette divorano il centro della Sardegna: nuovo allarme. https://initalia.virgilio.it/emergenza-cavallette-sardegna-allarme-raccolti-60915

[9] Sardegna, le cavallette sono in fase di involo e si temono danni. https://agronotizie.imagelinenetwork.com/agricoltura-economia-politica/2022/05/31/sardegna-le-cavallette-sono-in-fase-di-involo-e-si-temono-danni/75172?ref=correlati

[10] Mnif W., Hadj Hassine A.I., Bouaziz A., Bartegi A., Thomas O., Roig B., 2011. Effect of Endocrine Disruptor Pesticides: A Review. Int. J. Environ. Res. Public Health, 8: 2265-2303; doi:10.3390/ijerph8062265.

[11] AA. VV., 2013. Toxicological data analysis to support grouping of pesticide active substances for cumulative risk assessment of effects on liver, on the nervous system and on reproduction and development. Supporting Publications https://www.efsa.europa.eu/en/supporting/pub/en-392

[12] Regolamento (CE) n. 1272/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 dicembre 2008 , relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele che modifica e abroga le direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE e che reca modifica al regolamento (CE) n. 1907/2006. https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=celex%3A32008R1272

[13] ISPRA, 2015. Valutazione del rischio potenziale dei prodotti fitosanitari nelle Aree Natura 2000. Rapporti, 216/2015: 408 pag.   http://www.isprambiente.gov.it/files/pubblicazioni/rapporti/R_216_15.pdfhttp://www.sian.it/fa rmaven/jsp/regioni.jsp

[14] Tidou A., Moreteau J., Ramade F., 1992. Effects of lindane and deltamethrin on zooplankton communities of experimental ponds. Hydrobiologia, 232:157–168. https://pdfslide.net/documents/effects-of-lindane-and-deltamethrin-on-zooplankton-communities-of-experimental.html

[15] PAN International, 2016. International List of Highly Hazardous Pesticides (PAN List of HHPs). http://www.pan-germany.org/download/PAN_HHP_List_161212_F.pdf

[16] Hautier L., Jansen J.P., Mabon N., Schiffers B., 2005. Selectivity lists of pesticides to beneficial arthropods for IPM programs in carrot–first results. Communications in agricultural and applied biological sciences, 70(4):547-57. https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/16628889/

[17] PPDB: Pesticide Properties DataBase. http://sitem.herts.ac.uk/aeru/ppdb/en/Reports/205.htm

[18] Meeker J.D., Barr D.B., Hauser R., 2008. Human semen quality and sperm DNA damage in relation to urinary metabolites of pyrethroid insecticides. Human Reproduction, 23:1932–1940. doi:10.1093/humrep/den242. https://academic.oup.com/humrep/article/23/8/1932/2915131

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