Il Grande Bluff del Piano Toscano per l’Uso sostenibile dei prodotti Fitosanitari e dei Fertilizzanti
In Italia farraginosi processi a scala locali, superficialità e conflitti di interesse inerenti i pesticidi fanno sì che sostanze riconosciute tossiche e nocive permangano sul mercato per anni, nonostante possono essere rapidamente sostituite con metodi a minor impatto, spesso di semplice natura agronomica.
L’Unione Europea afferma di proteggere l’ambiente e favorire la sostenibilità delle attività umane, comprese naturalmente quelle del comparto agricolo strategico nella gestione dell’acqua e della salute umana. L’articolo 11 del Trattato per il Funzionamento dell’Unione Europea impone che le esigenze connesse con la tutela dell’ambiente siano integrate nella definizione e nell’attuazione delle politiche e azioni dell’Unione, in particolare nella prospettiva di promuovere lo sviluppo sostenibile.
L’articolo 3 sexties par. 2 del Testo Unico Ambientale (decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006) afferma chiaramente che l’attività della pubblica amministrazione deve essere finalizzata a consentire la migliore attuazione possibile del principio dello sviluppo sostenibile, per cui nell’ambito della scelta comparativa di interessi pubblici e privati connotata da discrezionalità gli interessi alla tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale devono essere oggetto di prioritaria considerazione.
In totale contrasto con queste e altre norme e strategie nazionali e internazionali la Giunta della Regione Toscana ha prodotto un Piano regionale per l’Uso sostenibile dei prodotti Fitosanitari e dei Fertilizzanti che elimina il divieto d’uso di tutti i pesticidi nel raggio di 200 metri dai punti di captazione dell’acqua per uso potabile (comma 4 art. 94 D.lgs 152/2006) in vigore da 12 anni. Il Decreto del Presidente della Giunta Regionale toscana (D.P.G.R.) 30 luglio 2018 n. 43/R ha di fatto reso esecutivo questo piano.
Nelle Aree di salvaguardia il D.Lgs 152/2006, in vigore in tutta Italia, vieta lo spandimento di fertilizzanti e pesticidi con sanzioni che oscillano tra i 600 e i 6000 euro (rispetto ai 2-6 anni di reclusione e 10.000-100.000 euro previste dall’articolo 452 bis del codice penale), ma la Giunta Regionale Toscana, con questo illecito decreto e il suo PUFF di riferimento al contrario lo agevola.
Con il punto 6 del bizzarro preambolo del DPGR, le aziende agricole toscane sono illecitamente autorizzate ad usare 170 pesticidi utilizzati in agricoltura integrata senza dover redigere “uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche”, come previsto esplicitamente dal D.lgs 152/2006 ( art.94, comma 4, lettera c).
Il PUFF è valido indipendentemente da natura del suolo e vulnerabilità dei corpi idrici, diversamente da altre Regioni, come il Piemonte che ha codificato dal 2007 le procedure a cui le aziende devono attenersi per redigere i piani di cui all’art. 94 del D.Lgs 152/2006. Il PUFF toscano ignora il principio di precauzione sancito dalla CE, dalla direttiva CE 2009/128 e dal Regolamento CE 1107/2009 e trascura gli impatti dei pesticidi sulla salute umana e sull’ambiente. Non considera il fatto che nelle aree vulnerabili è “opportuno ridurre il più possibile, o, se del caso, eliminare il ricorso ai pesticidi” (considerata 15 direttiva Ce 2009/128) .
Il provvedimento trascura e contrasta i principi del “Manuale sui prodotti fitosanitari rischi e corretto impiego”, curato dalla stessa Giunta Regionale[1] dove si afferma: “I prodotti fitosanitari che non vengono assorbiti dalle piante, trattenuti dal suolo o biodegradati, finiscono col contaminare le acque superficiali e sotterranee, costituendo un pericolo concreto per la nostra salute. Per questo motivo la legislazione vigente ha imposto delle regole tassative per l’impiego dei prodotti fitosanitari nelle aree considerate a rischio distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto. Nella prima zona sono ammesse solo opere di presa ed infrastrutture di sevizio, nella seconda è vietato l’accumulo e la distribuzione dei prodotti fitosanitari salvo che, l’impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base di indicazioni di uno specifico piano di utilizza-zione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche”
Il documento redatto dall’ARPAT nel 2015 (Protocollo ARPAT n° 0080817 del 19/11/2015) si è espresso esplicitamente su 133 “sostanze attive, per le quali mantenere il divieto di utilizzo nelle aree di rispetto (art. 94 D. Lgs. 152/2006)”. Ma il PUFF adottato dalla Regione Toscana prevede 74 pesticidi utilizzabili su 133 che l’Arpat ha chiesto di vietare, di cui 4 pesticidi già vietati a livello nazionale ed esclusi solo dal 28 ottobre 2019 con un ravvedimento della Giunta Regionale. Nelle 288 pagine delle Norme tecniche per la difesa ed il diserbo nell’agricoltura integrata toscana sono stati individuati: 14 fitoregolatori, 51 funghicidi, 38 insetticidi, 3 nematocidi, 8 acaricidi e 55 erbicidi per un totale di 169 pesticidi esplicitamente utilizzabili a ridosso di sorgenti, pozzi e corpi idrici utilizzati per il prelievo idropotabile in tutta la regione Toscana.
I DPGR 43/R/2018 è oggetto di un regolare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Toscana, che ancora non si è espresso su quanto sia lecito svincolarsi a livello regionale da norme molto più restrittive a tutela della risorsa idrico potabile, emanate ed applicate a livello nazionale ed a livello europeo.
In seguito al perpetuarsi di tale situazione senza alcuna risposta da parte degli enti competenti le associazioni che avevano già emanato un comunicato hanno provveduto a inoltrarne una nuova versione ai principali organi europei responsabili in materia agro ambientale di cui sotto si riproduce il testo.
To the attention of:
Directorate-General for Agriculture and Rural Development/ Direzione generale Agricoltura e sviluppo rurale
European Commission
Rue de la Loi 130/Wetstraat 130
1049 Bruxelles/Brussel
Belgium
E-mail: AGRI-RDC@ec.europa.eu
c/o RESR (Rete europea per lo sviluppo rurale
Rue du Marteau 81
1000 Bruxelles/Brussel
Belgium
E-mail: info@enrd.eu
c/o EEA Executive Vice-President and the EEA General Manager
Agenzia europea dell’ambiente
Kongens Nytorv 6
1050 Copenaghen K
Danimarca
E-mail: eea@eea.eu.int
Oggetto: Contestazione modifica PSR 2014-2020 Regione Toscana inerente l’OPERAZIONE 10.1.2 –MIGLIORAMENTO DELLA GESTIONE DEGLI INPUT CHIMII
In occasione della vostra videoconferenza del 10 giugno 2020 in agenda come Meeting of the RURAL DEVELOPMENT COMMITTEE, vi preghiamo di non sottovalutare le considerazioni tecniche allegate che contestano la proposta di modifica in oggetto, relativamente all’attuale “Rispetto delle disposizioni sull’uso dei pesticidi nelle vicinanze dei corpi idrici o altri luoghi sensibili conformemente alla legislazione nazionale” che la Regione Toscana propone di modificare in “Rispetto delle disposizioni di cui al DPGR n.43/R/2018…relative alle aree di salvaguardia: piano di utilizzazione per l’impiego sostenibile dei prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti (PUFF)…”
Si tenga anche presente che il DPGR 43/R/2018 è oggetto di un regolare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale della Toscana, che ancora non si è espresso su quanto sia lecito svincolarsi a livello regionale da norme molto più restrittive a tutela della risorsa idrico potabile, emanate ed applicate a livello nazionale ed a livello europeo.
Sicuri che possiate prendere in considerazione tale informativa, restiamo a disposizione con i nostri recapiti per qualsiasi chiarimento ed integrazione
Acquabenecomune Pistoia Valdinievole acquabenecomune.ptvaldinievole@gmail.com
ACU – Associazione Consumatorie Utenti associazione@acu.it
Alleanza Beni Comuni alleanzabenicomunipistoia@gmail.com
Altragricoltura Bio mmazzariol.altragricolturabio@gmail.com
ASsociazione di Studi e Informazione sulla Salute segreteria@assis.it
Bio-Distretto del Montalbano biodistrettomontalbano@gmail.com
Biodistretto del Monte Amiata biodistrettoamiata@gmail.com
European Consumers marcotiberti@europeanconsumers.it
Great Italian Food Trade greatitalianfoodtrade@gmail.com
ISDE – Medici per l’Ambiente isde@isde.it
Obiettivo Periferia obiettivoperiferia@libero.it
PAN Italia f.taffetani@univpm.it
Premessa
Dopo un attento esame della documentazione e degli atti che hanno portato all’emanazione di una ennesima eclatante mistificazione, esprimiamo la nostra assoluta contrarietà ed indignazione per il capovolgimento, che nel D.P.G.R. in oggetto, viene conclamato nei confronti delle norme comunitarie e nazionali che richiedono una maggiore tutela delle acque sotterranee destinate all’uso potabile.
Il D.P.G.R., pur essendo complesso e ricco di richiami a norme europee e nazionali, non ha permesso ai tecnici ed agli esperti delle Associazioni firmatarie – che l’hanno studiato in modo approfondito e puntuale – di ravvisare elementi di coerenza con le norme citate, neppure attraverso “scorciatoie” e/o sottointerpretazioni che consentano di giustificare quanto deliberato.
PUFF (Piano per l’Uso sostnibile dei prodotti Fitosanitari e dei Fertilizzanti): di che si tratta? Con questo decreto, emanato nominalmente per tutelare “le acque sotterranee destinate al consumo umano”, facendo finta di recepire le norme europee e i decreti legislativi italiani, si consente di fatto in Toscana l’utilizzazione agevolata di 180 pesticidi, proprio nelle Aree di rispetto a ridosso delle sorgenti e dei pozzi di attingimento per la rete idrica potabile.
Nelle Aree di salvaguardia il D.Lgs 152/2006, in vigore in tutta Italia, vieta lo spandimento di fertilizzanti e pesticidi con sanzioni che oscillano tra i 600 e i 6000 euro (rispetto ai 2-6 anni di reclusione e 10.000-100.000 euro previste dall’articolo 452 bis del codice penale), ma la Giunta Regionale Toscana, con questo illecito PUFF al contrario lo agevola.
Con il punto 6 del bizzarro preambolo del DPGR, le aziende agricole toscane sono illecitamente autorizzate ad usare 170 pesticidi utilizzati in agricoltura integrata senza dover redigere “uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche”, come previsto esplicitamente dal D.lgs 152/2006 ( art.94, comma 4, lettera c).
La Giunta Regionale, infatti, ha deciso di sostituire il piano di cui sopra – specificamente redatto per ogni situazione – con un Piano regionale per l’Uso sostenibile dei prodotti Fitosanitari e dei Fertilizzanti, “unico e valido in tutti i casi”, indipendentemente dalla particolare natura del suolo e dalla vulnerabilità dei corpi idrici. Il Piano regionale autorizza in premessa oltre ai prodotti usati in agricoltura biologica, tutti i 248 pesticidi ammessi in Toscana per l’agricoltura integrata, ad esclusione di 78 pesticidi elencati nel suo allegato
Ben diversamente hanno fatto altre Regioni, come ad esempio il Piemonte che ha egregiamente codificato già dal 20073 le procedure a cui le singole aziende devono attenersi per redigere i piani di cui all’art. 94 del D.Lgs 152/2006.
Con questo trucco il PUFF toscano diventa un grande ”BLUFF” che paradossalmente elimina il divieto d’uso di tutti i pesticidi nel raggio di 200 metri dai punti di captazione dell’acqua per uso potabile (comma 4 art. 94 D.lgs 152/2006) in vigore da 14 anni 4.
Riteniamo gravissimo che nel grande BLUFF l’utilizzo dei prodotti fitosanitari nelle aree disalvaguardia venga così malamente definito ancor prima della effettiva perimetrazione delle stesse, i cui criteri di delimitazione ed estensione devono essere “stabiliti in funzione delle caratteristichegeologiche, idrogeologiche, idrologiche, idrochimiche delle sorgenti, dei pozzi, e dei punti di presa da acque superficiali”, (Allegato 2 dell’ Accordo 12 dic 2002: Linee guida per la qualità delle acque destinate al consumo umano e dei criteri generali per l’individuazione delle aree di salvaguardia delle risorse idriche di cui all’art.21 del D.Lgs152/99), per non parlare delle zone di protezione all’interno dei bacini imbriferi e delle aree di ricarica della falda.
È ovvio che l’area di salvaguardia, come attualmente definita con criterio puramente geometrico (200 metri di raggio dal punto di captazione) individua superfici minimali, per cui il reale impatto dell’uso di fitosanitari e fertilizzanti sulle acque destinate al consumo umano è di proporzioni ben più pesante. E siamo ancora in attesa delle proposte del “cronoprogramma di elaborazione delle proposte di perimetrazione” che dovranno essere avanzate dalla Autorità Idrica Toscana“ (AIT) !
Non si comprende poi perché nel PUFF elaborato dalla Giunta Regionale Toscana le Aree di salvaguardia non vengano distinte, come previsto dal D.lgs 152/2006 (comma 1 dell’art.94), in zone di tutela assoluta e zone di rispetto. L’eventuale piano di utilizzazione di pesticidi e fertilizzanti, che permetterebbe di derogare al divieto di impiego di tali sostanze, per la norma nazionale (comma 4 lettera c del D.lgs 152/2006) si riferisce alla sola zona di rispetto, in quanto la zona di tutela assoluta “deve essere adeguatamente protetta” ed “essere adibita esclusivamente a opere di captazione o presa e ad infrastrutture di servizio”.
Secondo il PUFF toscano, invece, l’uso dei pesticidi è ammesso – nei limiti ed alle condizioni prescritte dal Piano – “nelle aree di salvaguardia delle captazioni”, senza distinzione tra zona di tutela assoluta e zona di rispetto. Tale illecito lascia impuniti i collaudati raggiri che sopratutto nel territorio occupato dal florovivaismo toscano si determinano con evidenti e sempre più spesso emergenti pericoli per la salute pubblica. Per rendersene conto, basta visitare il sito istituzionale http://sira.arpat.toscana.it/sira/progetti/captazioni/mappa/map.php : restringendo il campo di ricerca, ad esempio, al comune di Pistoia (“capitale del florovivaismo”), è facile riscontrare la presenza di captazioni idriche profonde per uso potabile nel bel mezzo dei vivai.
Captazione idrica profonda ad uso potabile in mezzo ai vivai della piana pistoise |
Se questo è il primo provvedimento sull’uso così detto sostenibile dei fitofarmaci, immaginiamo cosa succederà quando questa giunta regionale dovrà deliberare l’impiego sempre sostenibile dei prodotti fitosanitari e dei fertilizzanti per le Aree di protezione e le ben più ampie superfici (227.000 ettari) dei nostri Parchi e delle nostre Riserve naturali5!
Il principio di precauzione sancito dalla CE, dalla direttiva CE 2009/128 e dal Regolamento CE1107/2009, viene calpestato ignorando gli impatti dei pesticidi sulla salute umana e sull’ambiente.
La considerazione che nelle aree vulnerabili è “opportuno ridurre il più possibile, o, se del caso, eliminare il ricorso ai pesticidi” (considerata 15 direttiva Ce 2009/128) è letteralmente capovolta!
In barba agli stessi principi obbligatori di difesa integrata (PAN, decreto ministeriale in vigore dal 2014) che prevedono di privilegiare i metodi non chimici in materia fitosanitaria, cosa ben diversa dai principi della cosiddetta “agricoltura integrata”, presa come unico metodo accreditabile dal PUFF in questione e il DPGR 43/R in oggetto “fornisce agli operatori uno strumento unico e valido in tutti i casi in cui gli stessi intendono utilizzare tali sostanze nelle aree di salvaguardia senza la necessità di predisporre un piano a livello di aziendale”.
Di fatto le scelte della Regione Toscana rappresentano una minaccia per le inevitabili ricadute sia sulla salute umana, in particolare sulla porzione più fragile della popolazione (donne in gravidanza, neonati, bambini, anziani etc.) che vedrà ulteriormente compromessa la risorsa più importante per la vita, sia per gli ecosistemi, già in pessime condizioni, ignorando che esiste una agricolturaproduttiva che non fa uso di pesticidi, l’unica possibile in aree di salvaguardia, che coniuga in modo etico lavoro e salute.
Il Glifosate della Monsanto
Serve evidenziare che il Reg. Ce 1107/2009 (le cui disposizioni in materia di tutela delle acque superficiali e sotterranee dall’inquinamento dei prodotti fitosanitari sono fatte salve dall’art. 14 del d.lgs n.150/2012) considera che l’industria deve dimostrare che le sostanze o i prodotti fabbricati o immessi sul mercato non hanno alcun effetto nocivo sulla salute umana o degli animali o alcun impatto inaccettabile sull’ambiente (considerata 8 e 24).
Mentre il PUFF Toscano consente in prossimità dei pozzi e delle sorgenti di attingimento di acqua per uso umano, da destinare ai pubblici acquedotti, un uso agevolato, inizialmente anche del Glifosate (e del suo coadiuvante Eteralchil ammina etosilata) tolto per mera campagna elettorale solo lo scorso 28 ottobre 2019 insieme ad Azinfos ethil ritirato dal 1995 e Azinfos methil fuorilegge dal 2007, ma inauditamente ammessi entrambi pur non essendo ammessi neanche in agricoltura integrata, il Denmeton.s.metile che a causa della sua elevata tossicità e dei gravi effetti tossici per l’uomo è attualmente classificato come sostanza altamente tossica dall’Organizzazione mondiale della sanità ed è vietato (secondo Wikipedia) in tutto il mondo, l‘Imazosolfuron principio attivo candidato alla sostituzione in tutta Europa dal 2015, non ammesso neanche in agricoltura integrata e sconsigliato dall‘Arpat un uno studio apposiotamente commissionato proprio per il PUFF in oggetto (nota 6), l‘omethoate revocato dal 2002, il Quizalofop-etile isomero candidato alla sostituzione dal 2015 perchè tossico per la riproduzione, ancora ammesso in fase di post trapianto su fragola nella grandiosa agricoltura integrata Toscana, sconsigliato da Arpat perchè oltre ad essere critico per le acque è già stato ampiamente ritrovato nei monitoraggi ordinari.
Servirebbe un‘indagine della magistratura per capire come mai questi prodotti così tossici e sopratutto quelli vietati, siano finiti nella lista della spesa che qualcuno potrebbe aver presentato per l‘approvazione funzionale di questo illecito DPGR, anche indagando sul loro possibile contrabbando.
170 PESTICIDI che vogliono a tutti i costi DARCI DA BERE!
Mentre al punto 24 dei considerata del Reg. 1107/2009/CE si evidenzia che “è opportuno dare priorità all’obiettivo di proteggere la salute umana e animale e l’ambiente rispetto all’obiettivo di migliorare la produzione vegetale“, il BLUFF non riconosce questa priorità; esso non solo mette sullo stesso piano “esigenze tra loro anche contrapposte, ma che tutte garantiscono funzioni essenziali come l’attività agricola, la tutela della salute e dell’ambiente, la difesa da agenti patogeni delle piante”, ma, ponendo alla sua base la legge regionale 15 aprile 1999, n. 25 della così detta agricoltura integrata, si preoccupa che i prodotti fitosanitari ammessi siano in grado di “garantire un adeguato livello di protezione alle colture agrarie toscane”, con buona pace della salute umana, animale e dell’ambiente!
Il provvedimento in oggetto trascura e contrasta gli stessi principi elaborati dalla propria compagine tecnica che, subito dopo l’emanazione del d.lgs 150/2012, in un dettagliato Manuale sui prodotti fitosanitari rischi e corretto impiego8, curato dalla Giunta Regionale Direzione Generale Diritto di cittadinanza e coesione sociale Settore Prevenzione, Igiene e Sicurezza sui luoghi di lavoro, segnalavano per la tutela della risorsa idrica a pagina 121:
“I prodotti fitosanitari che non vengono assorbiti dalle piante, trattenuti dal suolo o biodegradati, finiscono col contaminare le acque superficiali e sotterranee, costituendo un pericolo concreto per la nostra salute. Per questo motivo la legislazione vigente ha imposto delle regole tassative per l’impiego dei prodotti fitosanitari nelle aree considerate a rischio distinte in zone di tutela assoluta e zone di rispetto. Nella prima zona sono ammesse solo opere di presa ed infrastrutture di sevizio, nella seconda è vietato l’accumulo e la distribuzione dei prodotti fitosanitari salvo che, l’impiego di tali sostanze sia effettuato sulla base di indicazioni di uno specifico piano di utilizzazione che tenga conto della natura dei suoli, delle colture compatibili, delle tecniche agronomiche impiegate e della vulnerabilità delle risorse idriche”
Oggi con il PUFF in vigore, 170 pesticidi sono utilizzabili senza nessun piano aziendale di utilizzazione su qualsiasi tipo di terreno, fosse anche sabbioso, a ridosso dei pozzi e delle sorgenti da cui si preleva acqua potabile semplicemente assicurandosi che il principio attivo utilizzato non sia vietato dalla famigerata Tabella dell’allegato 1 al D.P.G.R.9
Con il DPGR 43/R viene formalizzata l’agevolazione concessa, con il plauso della Confagricoltura, della CIA, dei vivaisti pistoiesi, degli Assessori all’Agricoltura ed all’Ambiente e della stessa quarta Commissione10, a 51 funghicidi, 55 erbicidi, 38 insetticidi, 14 fitoregolatori, 8 acaricidi, 3 nematocidi, ed 1 lumachicida.
ACQUA: La fragilità evidente di un BENE PRIMARIO conteso e maltrattato
Una recentissima “Relazione finale di una missione conoscitiva condotta in Italia dal 3 all’11 maggio 2017 al fine di valutare l’attuazione di misure per realizzare l’uso sostenibile di pesticidi sulla tutela delle acque11”, sottoposta alla valutazione della Commissione Europea, Direzione generale della Salute e della sicurezza alimentare, al Punto 64 di pagina 18 si riscontra che “A livello nazionale, secondo i dati ISPRA, è stato raccolto un totale di 9497 campioni di acque superficiali e sotterranee (da 1284 siti di monitoraggio), di cui 3226 (34%) conteneva pesticidi in quantità superiori al limite di quantificazione (LoQ), compresi 274 casi (2,9%) in cui le quantità di pesticidi superavano gli standard di qualità ambientale (SQA)”, mentre al punto 67 si legge che: “In Toscana l’elenco delle sostanze prioritarie è stato ampliato fino a includere 95 sostanze pesticide; si prevede di ampliare ulteriormente l’elenco e aggiungervi altri 40 pesticidi.
La decisione è stata presa sulla base dei dati riguardanti i pesticidi più frequentemente utilizzati o in base alle loro proprietà fisico-chimiche e ambientali (cioè alta solubilità, alta persistenza, mobilità, capacità di bioaccumulazione).
Tutti i campioni prelevati dalle acque di superficie e sotterranee sono analizzati in base allo spettrocompleto. In base ai dati forniti dalle AC regionali, nel periodo 2013 – 2016 è stata registrata una tendenza all’aumento nel numero di campioni contenenti residui oltre il Limite di Quantificazione (LoQ).
In Toscana nel 2016 sono stati analizzati 1000 campioni di acque per ricerca di fitofarmaci, prelevati in 250 stazioni, con i seguenti risultati:
– per le acque superficiali: quasi il 45% dei campioni prelevati conteneva residui oltre il LoQ e di questi, più del 10% conteneva residui superiori agli SQA;
– per le acque sotterranee: quasi il 39% dei campioni prelevati conteneva residui oltre il LoQ; circa il 4% di questi superava gli SQA”
Chiaramente i rappresentanti della Regione Toscana erano presenti, insieme ai rappresentanti di tre Ministeri coinvolti, alla riunione di chiusura in cui si è discusso di tale Relazione, che il BLUFF con tutti i preamboli, le consultazioni ed i tavoli istituzionali, funzionali alla sua cieca approvazione, hanno assolutamente ignorato.
L’inevitabile influenza dei gruppi di pressione sulla governance
Già dal 2009 nel parlamento europeo “si è evoluta e rafforzata la consapevolezza che una significativa riduzione generale dei rischi associati all’uso dei prodotti fitosanitari fosse perfettamentecompatibile con l’esigenza di garantire un’efficace protezione delle colture agrarie”, così come nelmarzo del 2017 un importante Rapporto delle Nazioni Unite (ONU) ha dichiarato un “falso mito” che l’uso dei pesticidi sia necessario a garantire la produttività delle colture, mentre maldestramentela Giunta Regionale Toscana, con l’emanazione del BLUFF di fine luglio 2018 si dimentica:
- dei dati rilevati dall’Arpat sull’inquinamento da pesticidi delle acque superficiali e profonde 12 dei dettami delle direttive e dei regolamenti comunitaridel DM 15 marzo 2015 sulla tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile13 dell’art. 94 del D.lgs 152/2006 più volte citato ma completamente raggirato
- delle importanti statistiche sulla crescente competitività dell’agricoltura biologica14
- dei rischi per la salute umana da esposizione a pesticidi, documentati ormai da una imponente letteratura scientifica (tumori nell’adulto e nel bambino, patologie metaboliche, endocrine, neurodegenerative, polmonari, cardiovascolari, renali, nonché malformazioni, disordini riproduttivi, patologie autoimmuni e soprattutto danni al cervello in via di sviluppo con conseguenti deficit cognitivi, comportamentali, sensoriali, motori)12
- di prendere seriamente in considerazione il PAN (Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, approvato con DM interministeriale22/01/2014) che tra le azioni prioritarie si prefigge di: garantire informazione accurata della popolazione sui potenziali rischi associati all’impiego dei prodotti fitosanitari; prevedere specifiche azioni di protezione in aree ad elevata valenza ambientale e azioni di tutela dell’ambiente acquatico; prevedere la difesa a basso apporto di prodotti fitosanitari delle colture agrarie, per salvaguardare la biodiversità e la protezione delle avversità biotiche delle piante, privilegiando le opportune tecniche agronomiche.
Il decreto dimenticato
Il DECRETO interministeriale 10 marzo 2015 che norma, a cura del Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e il Ministero della Salute, le Linee guida di indirizzo per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile, pur delegando alle Regioni l’individuazione delle «Misure per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile”, mantiene come finalità l’individuazione di una serie di misure ed i relativi criteri di scelta per la riduzione dei rischi derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari ai fini della tutela dell’ambiente acquatico, dell’acqua potabile e della biodiversità, riguardanti tra l’altro le misure per la mitigazione dei rischi associati alla deriva, al ruscellamento e alla lisciviazione dei prodotti fitosanitari, nonché alla loro limitazione/sostituzione/eliminazione ai fini della tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile;
Le misure volte alla tutela dell’ambiente acquatico (e delle aree protette/Siti Natura 2000), pur non essendo vincolanti, dovevano consentire alle Autorità competenti di valutare “l’opportunità della scelta di ciascuna misura e della successiva connotazione dell’intervento, in relazione alle specifiche caratteristiche territoriali ed al livello di protezione necessario per il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dalla normativa per la tutela delle risorse idriche, degli ecosistemi acquatici e della biodiversità relativamente alla riduzione degli impatti e dei rischi derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari” non della produttività e della competitività deviata del sistema agricolo toscano (chi ha deciso, contro ogni logica di mercato, che sono più competitive le aziende convenzionali toscane rispetto alle aziende bio?).
Tra i principi generali si legge che “al fine di ridurre al minimo il rischio per le acque superficiali e sotterranee destinate al consumo umano, si richiama, altresì, la previsione di cui all’art. 94 del d.lgs. 152/2006, in tema di disciplina delle aree di salvaguardia delle acque destinate al consumo umano”
Inoltre “al fine di garantire la necessaria armonizzazione dei pertinenti strumenti di pianificazione e di programmazione, il processo di valutazione e scelta delle misure da parte delle Regioni e delle Province autonome dovrebbe coinvolgere tutti i soggetti che hanno competenza in materia di disciplina dell’uso dei prodotti fitosanitari, di tutela dell’ambiente e della salute nonché, relativamente alle misure pertinenti, gli Enti gestori dei Siti Natura 2000 e delle aree naturali protette, come pure le Autorità di Bacino/Distretto Idrografico.
Il Bluff toscano invece, nel Tavolo di concertazione istituzionale e generale, coinvolge disinvoltamente solo confederazioni rappresentative del mondo del lavoro e degli interessi economici e le associazioni di categoria favorevoli all’uso del Glifosate10.
Solo la CGIL nella seduta del 24 luglio 2017 ha avuto il coraggio di constatare “Dalla presentazione delle diapositive (proiettate probabilmente dal dr. Roberto Calzolai della Direzione difesa del suolo e protezione civile Settore Genio Civile Valdarno Centrale e Tutela dell’Acqua, relatore delregolamento15 e in evidente difficoltà morale) come siano abbastanza preoccupanti gli effetti del cumulo dei fitofarmaci sulla vita animale e dell’uomo, con rischio di accrescimento del fattore di incidenza tumorale” concludendo che “sull’aspetto della qualità ambientale e della vita animale ed umana nei nostri territori debbano valere i principi di prevenzione e di precauzione ai quali non si deve abdicare in base a mere considerazioni di carattere economico”.
Nonostante le linee guida per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari approvate dal DM 10 marzo 2015, in cui con la misura 11 si rileva che: “Al fine del mantenimento degli obiettivi di qualità, i risultati del monitoraggio ambientale possono essere elaborati per valutare l’entità del fenomeno di contaminazione e consentire di adottare, qualora necessario, le misure più opportune volte a ridurre al minimo la contaminazione, sulla base dei principi di cautela e di prevenzione” e nonostante la Toscana disponga di una notevole mole di informazioni sullo stato precario delle proprie acque (nel 2015 ad esempio i controlli hanno riguardato ben 190 stazioni di monitoraggio per le acque sotterranee) non si vuole tener conto dell’inammissibile inquinamento da pesticidi rilevato soprattutto in pianura.
Non si può trascurare che nel 2017 è stata rilevata la presenza di residui di fitofarmaci nel 95% delle acque superficiali e nel 42% delle stazioni controllate per le acque sotterranee! Il 10% delle acque superficiali ed il 5% di quelle sotterranee è risultato per l’ARPAT superare gli standard di qualità ambientale e di potabilità, con concentrazioni di pesticidi superiori al decimo di micro-grammo /litro con notevole frequenza di molti pesticidi ammessi dal BLUFF Toscano per le aree di salvaguardia dei pozzi e delle sorgenti ad uso potabile, come si può rilevare dalle tabelle riportate da pagina 50 a pagina 55 del certosino lavoro d’equipe, curato dal dr. Pietro Massimiliano Bianco, presentato a Roma nel dicembre 2017 “Studio sull’inquinamento da pesticidi in Italia” 12
Conclusioni
Mentre in tantissimi comuni in tutta Italia ed in molte Regioni, si perfezionano regolamenti, delibere e ordinanze per limitare l’inquinamento delle risorse naturali primarie (acqua, terra ed aria) causato dai pesticidi, per salvaguardare la salute della popolazione, gruppi vulnerabili in primis
mentre l’unico mercato agricolo in crescita a livello toscano, italiano ed europeo è proprio quello bio con una tendenza ormai abbracciata dalla normativa europea in itinere, dalle più grandi imprese dell’agroalimentare e dalla grande distribuzione16, lasciando sopravvivere l’agricoltura convenzionale, con tutta la sua chimica nel piatto, solo grazie ai contributi europei, consolidando l’ipotesi che la scelta industriale per la nostra agricoltura è soltanto perdente vista la Sau Toscana in evidente decrescita dal milione di ettari del 1982 ai 750.000 del 201017
considerando che la competitività delle aziende toscane rispetto al sistema nazionale ed al sistema di competizione globale, come dimostra l’escalation delle produzioni biologiche, non è determinabile in base alla concessione di usare 300 pesticidi immessi nel mercato anche on line, così come si preoccupano di far credere gli assessori toscani e le confederazioni coinvolte mentre 40 vivai italiani certificano produzioni bio di tutto rispetto dimostrando che è possibile gestire anche questo settore con tecniche ecologiche così come il mercato richiede18
mentre lo scontento in tutto il mondo per la politica sconcertante delle case farmaceutiche, prendono il sopravvento sulle pressioni economiche che Big Pharma è in grado di esercitare su chi detiene il potere
mentre coerentemente il presidente Rossi, in occasione della sentenza statunitense contro la Monsanto, sulla sua pagina facebook si dichiara contrario all’uso di glifosate19 solo qualche giorno dopo aver firmato il D.P.G.R. che ne ammette l’uso a ridosso di corpi idrici, pozzi e sorgenti destinati all’attingimento idropotabile.
LA GIUNTA REGIONALE DELLA TOSCANA VA IN DIREZIONE OPPOSTA
Serve quindi attivarsi per contrastare: a volte l’arroganza, spesso l’ignoranza, la maggior parte delle volte la supina sottomissione ad interessi economici contrari all’evoluzione in atto nel mondo agricolo20, al rispetto dell’ambiente e alla difesa della salute; pronti a rivolgersi ad ogni competente Autorità Giudiziaria per la tutela della salute umana e dell’ambiente patrimonio di tutti21.
Si segnala infine che ISDE Italia, European Consumers e PAN Italia, hanno già elaborato congiuntamente una documentata presa di posizione contro il Decreto, liberamente scaricabile dal sito di European Consumers22.
Un sentito ringraziamento l’attenzione che saprete dare a questa denuncia e per la pronta adesione che circonderà ogni iniziativa e attiva condivisione.
Associazioni firmatarie
Acquabenecomune Pistoia Valdinievole
acquabenecomune.ptvaldinievole@gmail.com
ACU Associazione Consumatori e Utenti
Alleanza Beni Comuni
alleanzabenicomunipistoia@gmail.com
Altragricoltura Bio
mmazzariol.altragricolturabio@gmail.com
Associazione di Studi e Informazione sulla Salute
Bio-Distretto del Montalbano
biodistrettomontalbano@gmail.com
Biodistretto del Monte Amiata
European Consumers
marcotiberti@europeanconsumers.it
Great Italian Food Trade
greatitalianfoodtrade@gmail.com
ISDE Italia medici per l’ambiente
Obiettivo Periferia
PAN
Note:
2 http://www.peritiagrarisiarfi.com/uploads/kcFinder/files/PUFF%20Delibera%20506%202018%281%29.pdf
3 http://www.regione.piemonte.it/ambiente/acqua/dwd/documentazione/parte_1.pdf
4 http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/06152dl.htm
5 http://www.parks.it/regione.toscana/
Essendosi espressa nel 2015 l’Arpat su 133 “sostanze attive, per le quali mantenere il divieto di utilizzo nelle aree di
rispetto (art. 94 D. Lgs. 152/2006)”, abbiamo un PUFF che prevede: 32 principi attivi esplicitamente ammessi + 46 non vietati per un totale di 74 pesticidi utilizzabili su 133 da vietare, di cui 4 pesticidi revocati a libvello nazionale!!!
12 http://www.isde.it/note-sullinquinamento-da-pesticidi-in-italia/
13 http://www.minambiente.it/sites/default/files/archivio/normativa/dim_10_03_2015.pdf
14 http://www.sinab.it/sites/default/files/share/Presentazione%20SANA%2011_09_2017__ISMEA.pdf
15 http://sintef.usl11.toscana.it/portale_empoli_new/attachments/article/216/CALZOLAI.pdf
16 http://www.sinab.it/sites/default/files/share/Bio%20in%20cifre%202017%20%282%29.pdf
18 http://shop.bejoitalia.it/it/prodotti/vivaisti-biologici-in-italia.aspx
20 https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4947579/pdf/fpubh-04-00148.pdf
21 http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/2015/05/28/15G00082/sg
[1] Direzione Generale Diritto di cittadinanza e coesione sociale Settore Prevenzione, Igiene e Sicurezza sui luoghi di lavoro
Sull’argomento vedi anche: https://www.europeanconsumers.it/2018/09/12/il-grande-bluff-del-puff-toscano/
È un fatto abominevole! La regione toscana è palesemente fuorilegge i n ogni ambito…
Consiglio di inviate all’attuale ministro dell’ambiente le vostre contestazioni! Paté sensibile….
Provvederemo al più presto e informeremo sulle eventuali risposte o non risposte.