Batteri specchio, il lato oscuro del progresso. Appello di 38 ricercatori

batteri specchio, il lato oscuro del progresso scientifico

L’emergenza medica e politica appena trascorsa ha evidenziato come nel campo dell’ingegneria genetica entrino in gioco interessi enormi che vanno ben oltre quelli dei singoli Stati o Nazioni.

La finanza creativa è in grado di arrivare al più bieco cinismo, ne abbiamo parlato in tema di ‘pandemic bond’. Possiamo solo immaginare – o forse no – le tentazioni di chi gioca al tavolo verde e contemporaneamente finanzia ricerche in un dato campo del sapere umano creando giochi di società per signori in cerca di brividi[1].

Chi finanzia la ricerca sa che ogni nuova molecola brevettata comporta un monopolio, una posizione dominante sul mercato[2]. L’industria farmaceutica, d’altra parte, ha dimostrato da tempo di saper governare la vertigine della creazione di valore per gli azionisti’. E come recriminare considerando i costi della commercializzazione di una molecola, dalla sua ideazione alla produzione?[3]

Comunque vada la finanza vince, deve vincere, altrimenti tutto crolla e, considerato che la ricerca è costosa e necessita di ingenti capitali, è a lei e ai suoi interessi che gli scienziati si rivolgono per poter proseguire.

Il recente appello che 38 ricercatori hanno divulgato attraverso la rivista Science in merito alla vita-specchio ed in particolare ai batteri è esemplare e racconta molto delle contradizioni di questi tempi. Le motivazioni dell’appello sono approfondite da una Relazione tecnica.

I batteri specchio sono, come suggerisce il nome, organismi sintetizzati e costruiti in maniera invertita rispetto ai batteri esistenti: invece di essere omochirali cioè invece di svilupparsi da sinistra a destra, si formano al contrario.

Alcuni degli scienziati autori dell’appello sono pionieri nella ricerca sul genoma, come Craig Venter, del Craig Venter Institute  finanziato da Bill&Melinda Gates Fundation o altri ricercatori supportati da Open Philanthropy.

supporto di Bill&melinda Gates fundation a Craig Venter

I ricercatori esordiscono affermando come in un primo momento non avessero previsto la pericolosità della vita-specchio così la ricerca si è evoluta malgrado i costi elevati. Ma oggi, avvertono gli autori dell’appello, ci si è resi conto di come questo tipo di ‘creatura’ possa sfuggire al controllo con una certa facilità e continuare a vivere anche al di fuori di un ospite animale, umano o vegetale che sia, fatto che faciliterebbe la diffusione in ambiente, qualsiasi ambiente.

Attualmente, dicono, abbiamo 10 anni di tempo nella ricerca prima di riuscire a creare vita-specchio reale. Tuttavia la rapidità nell’evoluzione della ricerca scientifica, potrebbe concretizzare in tempi molto più brevi rispetto a quelli attualmente prevedibili ‘rischi senza precedenti e ampiamente trascurati’ anche a causa di un uso improprio di questi elementi, che sia accidentale o deliberato.  Senza efficaci contromisure i batteri-specchio potrebbero scatenare infezioni letali, massive tra esseri umani, animali o piante.

Troppo recenti le esperienze (sanitarie, politiche, economiche, sociali) mediate dalla proteina ingegnerizzata Spike o quelle del batterio ‘fastidioso’ trasportato con deliberato sprezzo per le più elementari norme di sicurezza esistenti per non comprendere di cosa si stia parlando, della portata di rischi addirittura più letali di quelli fin qui conosciuti.

Troppo, per non accogliere l’invito dei 38, inizialmente scettici sul fatto che quel tipo di sperimentazione potesse comportare una tale deriva di rischi a catena, una tale incapacità di biocontenere quelle creazioni.

Le forme di vita a chiralità inversa mostrano, infatti, resistenza alla naturale degradazione biologica che, invece, caratterizza le normali forme di vita. Questo condurrebbe alla necessità di applicare ‘terapie di lunga durata e non immunogeniche’, spiegano.

Cioè viene suggerita la ricerca di ‘applicazioni’, che a questo punto dovremmo accostare ai farmaci salva-vita, che non si prendono per pochi giorni come per una normale influenza e che non immunizzano ma che potrebbero gradualmente re-invertire la chiralità della struttura. La parola ‘convivenza’ non viene utilizzata ma risuona facilmente.

Questo tipo di ricerca andrebbe perseguita, dicono i 38 e parlano di ‘evasione immunitaria e invasione dell’ecosistema’. Rischi concreti che comprometterebbero alcune funzioni vitali basilari per la vita così come la conosciamo in quanto i batteri a chiralità inversa sarebbero in grado di attraversare qualsiasi barriera ed entrare attraverso pelle, bocca, intestino, polmoni e altre mucose replicandosi in maniera incontrollata anche fuori dall’ospite in considerazione della ridotta mortalità di queste creazioni artificiali.

Ma gli ingegneri biomedici suggeriscono come esista la possibilità di ostacolare intenzionalmente i batteri specchio a causa della loro dipendenza da molecole non esistenti in natura, quindi ingegnerizzate a loro volta. Una forma di contrasto che ridurrebbe, non eliminerebbe, la possibilità di fuga e diffusione accidentale o deliberata di questi organismi.

E questo, dicono, è l’elemento critico: ‘La sfida principale con queste contromisure è la nostra incapacità di distribuirle in tutta l’ecosfera su scala sufficiente per prevenire o contrastare la diffusione e la diversificazione evolutiva dei batteri specchio in natura. Potrebbero quindi proteggere solo in parte rispetto a danni potenzialmente immensi’.

Sulla scorta di queste osservazioni e previsioni i ricercatori invitano, quindi, a un dibattito esteso sulla possibilità di mitigare (non evitare) l’impatto dei rischi paventati e si avviano a chiudere il testo pubblicato da Science così come lo avevano aperto: con un appello a opinione pubblica, politica e finanziatori.

Questi ultimi in particolare dovrebbero garantire di non sostenere ulteriormente ricerche che consentano di creare vita-specchio ma invece, di impegnarsi a sostenere la realizzazione di tecnologie che ne rendano sempre più complicata e costosa e dispendiosa in termini di tempo la creazione.

Al tempo stesso si raccomanda la prosecuzione di ricerche indirizzate a comprendere i potenziali rischi derivanti dalla diffusione dei batteri specchio in ottica di rilevamento e biocontenimento.

Questo, secondo gli autori dell’articolo/petizione, non dovrebbe ostacolare la ricerca (né, immaginiamo, tutto quel che ruota intorno alla ricerca in termini di ‘valore’ per gli investitori).

I 38 terminano, quindi, auspicando che il dibattito che dovrebbe svilupparsi già all’alba del 2025 sia ispirato dalle Tianjin Biosecurity Guidelines, un pacchetto di 10 linee guida e standard di condotta progettati per promuovere pratiche scientifiche responsabili e rafforzare la governance della biosicurezza a livello nazionale e istituzionale e elaborato dal Johns Hopkins Center for Health Security, The InterAcademy Partnership e il Tianjin University Center for Biosafety Research and Strategy al fine di rispondere alla mancanza di principi guida comunemente accettati per la pratica internazionale della biosicurezza.

Nel documento non si parla mai di moratoria, non viene messo in discussione l’uso di tecnologie capaci di hackerare il Codice della Vita, il DNA, di creare quelli che in un precedente appello da parte scienziati di rilievo, ‘A call for Conservation with a Conscience: No Place for Gene Drives in Conservation’, vengono definiti ‘geni genocidi’, non si fa menzione all’opportunità di creare dispositivi nel campo del Diritto internazionale, pene che possano alienare dai laboratori di ricerca coloro che abbiano dimostrato di andare oltre il consentito, norme che definiscano cosa è consentito e cosa no e perchè.

No, qui il rischio è calcolato, inevitabile, normalizzato. Un messaggio subliminale emerge dall’appello su Science: quell’esiguo numero di ricercatori che al mondo sa lavorare sulla vita specchio e che sta dimostrando di essere tanto responsabile da avvertire pubblicamente in merito a rischi concreti, sarebbe opportuno che rimanesse tale, esiguo, per limitare i danni. Ed è a loro, solo a loro, che la filantropia dovrà aprire i forzieri. In tempi brevi, possibilmente: la scienza avanza con rapidità.

E d’altra parte i geni della finanza creativa – anche loro in pochi – sanno cavalcare il rischio, muovere capitali enormi. Il rischio per scienza e finanza è il mostro con cui convivere, è il risultato di decisioni consapevoli, l’inevitabile lato oscuro del progresso, è capace di rideterminare rapporti di potere attraverso messe in scena collettive. Temi ampiamente e lucidamente indagati nell’opera del sociologo Ulrich Beck. Il rischio, nella sua analisi, viene simbolicamente ‘normalizzato’, creando nuovi modelli di percezione del pericolo, nuovi scenari che impongono, poi, azioni concrete tra cui la formazione di cooperazioni sovranazionali che chiedono e ottengono di essere legittimate ad entrare trasversalmente attraverso una sorta di ‘diritto globale’ che non sempre coincide con il ‘diritto di umanità’[4].

Analisi sostanziate anche da Jeremy Rifkin quando ancora negli anni ‘90 fa riferimento ai rischi del ‘secolo biotech’ e in particolare alle mirabilia promesse dalla capacità della scienza di creare ‘agenti modellanti’ confezionati apposta per la guerra biologica. Farmaci per cui è difficile poter trovare un antidoto. Il Dod, Dipartimento della difesa americano, già negli anni ’80 presenta un Rapporto presso la Camera dei deputati affermando come il confine tra difesa e offesa in queste ricerche sia pressoché inesistente ed un conflitto poteva essere giocato anche su piani non balistici[5].

D’altra parte, ricorda il Prof. Francis A. Boyle, la Convenzione sulle guerre biologiche non proibisce la ricerca a fini ‘profilattici, protettivi o destinati ad altri propositi pacifici’ e già negli anni ’80 era diventato chiaro come in molte università, alcuni scienziati della morte (‘death-scientists’) stessero armando entità militari attraverso una varietà di armi biologiche geneticamente ingegnerizzate diventando dei contractors[6].

Si potrebbe speculare sulla effettiva ingenuità di chi si accosta a giocare con il genoma. Arriveremmo a constatare che se non loro, altri non avrebbero resistito al richiamo incontenibile che anima ogni essere umano: sapere, scoprire.

L’appello di questi scienziati suona come il monito tardivo di chi non ha resistito al terribile richiamo che dalla notte dei tempi spinge l’uomo ad oltrepassare i confini delle cose note.

Ogni campo della Scienza e della finanza invita l’Uomo a tenere a mente che non dalla scienza in sé, non dal denaro ma da sé stesso si deve guardare e che la saggezza, la consapevolezza delle proprie debolezze, dovrebbero guidare le sue scelte e i suoi passi.

 

Chiara Madaro, 5 gennaio 2025

[1] Mario Lettieri, Paolo Raimondi, ‘I gattopardi di Wall Street. Cronaca di una crisi annunciata. Necessità di una nuova Bretton Woods’, EditricErmes, 2010 e ‘Il casinò globale della finanza. Ricchezza per pochi. Un miliardo di poveri. Che mondo è?’, EditricErmes 2015

[2] Silvio Garattini, ‘Brevettare la salute? Una medicina senza mercato’, pg. 75, Il Mulino, Bologna, 2022

[3] Giancarlo Elia Valori, ‘Geopolitica della salute. Farmaci, sanità e popolazione nel mondo globalizzato’, pg. 42 e 45, Ed. I nodi Marsilio, Venezia, 2014

[4] Ulrich Beck, ‘Conditio humana. Il rischio nell’età globale’, pg. 153, Editori Laterza, Bari, 2008

[5] Jeremy Rifkin, ‘Il Secolo Biotech. Il commercio genetico e l’inizio di una nuova era’, pg. 156, Baldini&Castoldi, Milano, 1998

[6] Francis A. Boyle, ‘Biowarfare and terrorism’, pg. 16 e 21, Clarity Press, Inc, Atlanta, 2005

Batteri specchio lato oscuro del progresso

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