Xylella: il grande complotto continua
Si continua a parlare di persecuzione sulla questione Xylella. Il proprietario o detentore di terreni con piante colpite da Xylella che omette di farne denuncia all’Autorità competente, è punito con la sanzione amministrativa da 516 a 10.320 euro. Stessa sanzione anche per chi ritarda o omette di estirpare le piante infette.
È quanto prevede la bozza del decreto sulle «Disposizioni urgenti in materia di rilancio dei settori agricoli in crisi e di sostegno alle imprese agricole» anticipata dall’Ansa e nella quale è previsto anche l’abbattimento di piante monumentali con autorizzazione dell’ente fitosanitario.
La commissione governativa, oltre a continuare a discutere dell’intensità anti-biodiversità delle “cure”, conferma la sostanzialità della Truffa della Xylella. Riconosce come «chiarito» il rapporto di causa-effetto tra la presenza di Xylella e il disseccamento degli ulivi fin dal 2014, “senza spazio a nessuna teoria complottista o comunque stravagante sull’esistenza di possibili cure”.
Invece naturalmente le cure esistono perché si tratta di una semplice batteriosi. Le piante di olivo sono in grado di reagire a questo nuovo inquilino come hanno fatto per milioni di anni (la specie risale all’era terziaria) nei confronti di qualsiasi aggressione batterica. Solo una minoranza delle piante infettate muore in presenza di adeguata gestione agro-ecologica. La maggior parte è in grado di rigettare e tornare produttiva. L’olivo è una pianta autoctona ed è rimasta in Puglia milioni di anni subendo la penetrazione di batteriosi da ogni parte del Mediterraneo.
Il problema è la volontà di distruggere e riconvertire un intero territorio e di bypassare a favore di pesticidi e gestione antropocentrica del territorio qualsiasi norma a difesa della biodiversità. La Xylella ormai è diffusa ovunque e la cosa migliore è rinforzare il sistema immunitario dell’olivo e collaborare con la natura invece di distruggerla.
Per quanto riguarda i rimedi la prima cosa, emersa da tutti gli studi, è la ripresa dell’attività microbica del suolo che nelle zone colpite da disseccamenti diffusi è stata pesantemente impattata dai diserbanti, in primis il nefasto glifosato. Le piante d’olivo infette sensibili possono essere salvate con buone pratiche agronomiche e trattamenti che restituiscono all’ecosistema l’equilibrio perso in seguito all’inquinamento, causato anche dall’uso pluridecennale d’insetticidi, fungicidi, acaricidi ed erbicidi che hanno completamente sconvolto questo agroecosistema.
Le soluzioni proposte dal Piano Siletti, dal successivo Decreto Martina e probabilmente dall’attuale governo vanno in senso esattamente opposto. Gli abbattimenti, infatti, non riguardano solo gli olivi infetti ma tutti quelli presenti nel raggio di 100 metri anche se sani, nonché tutte le specie di piante ospiti del batterio (circa 300 specie). Il tutto con contorno di pesantissime irrorazioni di pesticidi tossici anche epr la salute pubblica (vedi). Una devastazione ambientale intensiva che oltre a cancellare l’olivicoltura pugliese, distruggerà in maniera irreversibile interi ecosistemi.
Una sperimentazione del gruppo di studio condotto batteriologo Marco Scortichini [1] ha utilizzato un «aerosol» a base di zinco, rame e acido citrico sulle chiome degli ulivi abbattendo la presenza di Xylella fastidiosa e garantendo una buona produzione delle piante malate.
Nel territorio di Seclì (Lecce), Giorgio Greco, piccolo proprietario, ha da tempo avviato una “cura” degli alberi a base di Potatura, Arieggiamento, Cenere ed Erba (il metodo “PACE”). In un contesto spettrale di zone tagliate a raso, dopo 6 anni dalla rilevazione dell’infezione i suoi alberi “infetti” resistono al disseccamento rapido dell’Olivo, pur appartenendo alle varietà sensibili Cellina di Nardò ed Ogliarola Leccese. Le piante avevano ricominciato a vegetare già con la potatura, eliminando il secco, evitando di fare tagli drastici, trattando le ferite con solfato di rame. Si è trattato il terreno sovesciando i mugnuli sulle ferite della potatura con solfato di rame; tronchi e branche principali sono state disinfettate con solfato di ferro, pure usato in agricoltura biologica; la chioma con biofertilizzante.
450 alberi di Giuseppe Coppola, proprietario di un oliveto in contrada Santo Stefano, tra Alezio e Gallipoli, molti dei quali secolari, sono tornati a germogliare dopo un anno di cure tradizionali e biologiche[2].
Su 84 alberi dei 16 ettari di Masseria Lo Prieno, in agro di Galatone, la sperimentazione con metodi naturali portata avanti dall’agricoltore Ivano Gioffreda e dalla patologa vegetale Margherita D’Amico, con il monitoraggio della prof. Luciana Baldoni e del ricercatore Saverio Pandolfi, entrambi del Cnr di Perugia. Gli effetti sono significativi rispetto a tesi controllo e piante mai interessate da trattamenti.
Il produttore Giuffrida ha ottenuto ottimi risultati empirici partendo dal presupposto che la Xylella sia al massimo una concausa e che il vero problema sono le infestazioni fungine causate da errori agronomici e a cui si può porre rimedio con metodologie a basso impatto. Considera le arature profonde e le capitozzature deleterie per le piante e denuncia come l’agricoltura intensiva abbia fatto danni enormi al territorio, i funghi trovano l’habitat ideale in un terreno batteriologicamente morto. È riuscito a salvare ulivi seccati con mezzi tradizionali: rame, calce e potatura, rispetto del terreno. Ma nessuno dei pochi scienziati che gestiscono i piani di “emergenza Xylella” gli ha mai dato retta.
Giuffrida ha anche denunciato che “tutte le analisi vengono effettuate in un unico laboratorio privato dove c’è un confitto d’interessi che noi abbiamo denunciato. Praticamente hanno concentrato tutti i fondi della ricerca a un solo pool di studiosi: Cnr, Università di Bari, Istituto agronomo del Mediterraneo (Iam) e Istituto ‘Basile-Caramia’ di Locorotondo. … Concentrando i fondi in quella Università e negli Istituti che abbiamo citato, la ricerca non è libera. Loro dicono che è la Xylella a far seccare gli alberi, ma non c’è una base scientifica che lo attesta” [3].
Esistono anche prodotti da diluire opportunamente e da spruzzare sulle piante e sul terreno anche insieme alle acque d’irrigazione, tra l’altro per niente pericolosi per l’uomo, che hanno l’effetto di disinquinare e influenzare positivamente piante trattate ed agroecosistema in cui sono inserite.
Concordiamo con Cristos Xiloyannis, docente dell’Università della Basilicata, che ha illustrato la necessità di “guardare all’oliveto nel suo insieme e migliorarne il «sistema immunitario» adottando pratiche agronomiche sostenibili che aumentino le capacità delle piante a contrastare gli stress biotici e abiotici”. Così facendo, “è possibile convivere con il batterio non solo in chiave preventiva ma anche curativa (http://www.trnews.it/2015/05/29/cure-sostenibili-contro-xylella-il-metodo-xiloyannis-fa-il-giro-ditalia/115864).
Secondo il suo gruppo di ricerca Il passaggio dalla gestione tradizionale con i fertilizzanti organici e la lavorazione superficiale ai diserbi, lavorazioni ripetute e bruciatura dei residui di potatura ha influenzato il ciclo di umificazione con progressivo impoverimento della dotazione in sostanza organica.
Si segnala che l’attuale legislazione fitosanitaria europea che regola i patogeni da quarantena, tra cui Xylella fastidiosa, e che prevede l’eradicazione degli alberi infetti, sembra più adatta per gestire emergenze su colture erbacee. Coltivazioni che possono essere sostituite da altre senza che si stravolga il paesaggio, l’ambiente e le tradizioni storico-culturali.
Nei contesti in oggetto (come già individuato nello studio) è semplicemente da sviluppare una strategia ecocompatibile di convivenza come quelle descritte, che mirano a ripristinare, dove la struttura e il metabolismo dell’albero riportandolo ad una fisiologia più equilibrata, correggendo situazioni di scarsa fertilità del suolo, così da poter diminuire nel tempo i costi di gestione grazie alle migliorate condizioni dell’albero. Il tutto naturalmente in un contesto in cui la biodiversità viene favorita ovunque e dapertutto.
Per cui non ci limitiamo a criticare le azioni del governo ma intendiamo attaccare tutto il processo decisionale a partire dai concetti antropocentrici espressi dall’Unione Europea. Tutto il corpus dei regolamenti sulla gestione delle invasive deve essere posto prioritariamente al vaglio dell’ecologia prima di qualsiasi applicazione economica. Il modello di gestione della Xylella è un tipico modello necrofilo che distrugge l’esistente a favore di un nuovo ordine gestito da pochi a scapito dei troppi.
Del resto gli stessi Standard Internazionali delle Misure fitosanitarie prevedono di abbandonare immediatamente quelle misure fitosanitarie rivelatesi inutili, alla prova dei fatti, rispetto agli obiettivi dichiarati e attesi.
Dal Piano Xylella risulta che all’analisi sono state individuate il 2% di piante infette nella zona di contenimento e 0,1 % nella zona cuscinetto. Quindi una presenza bassa. Inoltre bisognerebbe sapere se queste infette siano veramente malate. Nulla si dice sui disseccamenti in assenza di Xylella.
Purtroppo anche molte associazioni di categoria, invece di tutelare il paesaggio, agevolando una ricerca a trecentosessanta gradi, hanno sempre sostenuto che gli uliveti pugliesi non sono produttivi, che seccheranno tutti e che bisogna andare verso l’intensivo e il super intensivo (http://www.linformazione.eu/2017/06/il-santone-del-salento-contro-il-dogma-xylella/).
Attualmente ci si sta concentrando non sulle cause del disseccamento, ma sulle varietà da sostituire, cominciando a proporre impianti intensivi e varietà alternative come la Favolosa e il Leccino. Il fine evidente è stravolgere il territorio pugliese portando avanti il progetto di industrializzare tutta l’agricoltura.
La Xylella non è la causa della malattia degli olivi in Puglia. La malattia si chiama Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (CoDiRO) ed è causata da criticità ambientali, che hanno determinato la sterilità del suolo. Queste criticità durano da decenni e sono più forti proprio nelle aree focolaio del Salento, dove da anni la desertificazione è più evidente che in altre province della Puglia. C’è una stretta relazione tra inquinamento, desertificazione e CoDiRO.
Purtroppo, i responsabili delle istituzioni non la vogliono vedere questa relazione e quindi non favoriscono modelli agricoli a basso impatto ambientale. Anzi, la cecità del nostro Ministero dell’Agricoltura ha prodotto un DM Martina, che addirittura obbliga gli agricoltori all’uso massiccio di pesticidi (https://www.disinformazione.it/Xylella_ulivi.htm).
È stato per altro largamente dimostrato che è possibile rinforzare le difese naturali (sistema immunitario) delle piante di olivo e aiutarlo a gestire le batteriosi adottando la gestione «sostenibile». Convivere con il batterio è possibile intervenendo con le buone pratiche agricole per limitarne la diffusione e recuperare le piante infette.
Del resto è ormai noto che la Xylella fosse già presente sul territorio nazionale, che fosse inutile qualsiasi operazione distruttiva e che si tratti semplicemente di una nuova batteriosi con cui l’intera UE deve ormai convivere, concentrando finanziamenti e risorse allo sviluppo di azioni sostenibili invece del solito “search & destroy” rivolto per altro contro un organismo autoctono come la sputacchina.
Per quanto riguarda gli olivi monumentali, il cui impegno collettivo sembra propendere per l’abbattimento per fini sanitari se positivi alla Xylella ricordiamo che si tratta di gemoplasmi che, non hanno bisogno di trattamenti chimici, non necessitano di risorse idriche e di insetticidi e producono prodotti più genuini, con anti ossidanti e valori nutraceutici che altri oli non hanno. Sostituire questi germoplasmi di valore con varietà brevettate prodotte da multinazionali rappresenta un vero e proprio crimine contro la Cultura oltre che contro la Biodiversità.
Come ha detto il procuratore di Lecce, Cataldo Motta: “Se c’è qui un ulivo disseccato che non è stato colpito dalla Xylella e, a due metri c’è un altro ulivo sano in cui la Xylella è presente – vuol dire che c’è qualcosa che non va nella presunta emergenza Xyella” (https://www.petrareski.com/2016/02/15/la-xylella-fastidiosa-una-gigantesca-truffa/).
Inoltre concordiamo con il professor Cristos Xiloyannis che “La gestione sostenibile deve essere diffusa e adottata non soltanto nelle aree olivicole in cui la Xylella fastidiosa è presente, ma in tutti gli areali agricoli. È assolutamente necessario prendere consapevolezza dei danni ambientali provocati dalla semplificazione della gestione delle risorse in agricoltura avvenuta spesso con il consenso della politica a livello europeo e nazionale”.
[1] SCORTICHINI, Marco et al. A zinc, copper and citric acid biocomplex shows promise for control of Xylella fastidiosa subsp. pauca in olive trees in Apulia region (southern Italy). Phytopathologia Mediterranea, [S.l.], v. 57, n. 1, p. 48-72, mar. 2018. ISSN 1593-2095. Available at: <http://www.fupress.net/index.php/pm/article/view/21985>. Date accessed: 01 Mar. 2019. doi:10.14601/Phytopathol_Mediterr-21985.
[2] https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/10/09/xylella-450-ulivi-germogliano-dopo-un-anno-di-cure-tradizionali-e-bio-scienziati-interessante-ma-serve-cautela/2108300/
[3] http://www.linformazione.eu/2017/06/il-santone-del-salento-contro-il-dogma-xylella/
Sullo stesso argomento:
Ombre nel Dossier Xylella. European Consumers chiede al Ministro Costa una Commissione d’Inchiesta
European Consumers scrive al ministro Costa sul decreto Xylella
Bioregionalismo Treia diffonde la richiesta di commissione di inchiesta su Xylella
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Impatti ambientali e sulla salute dei LED
Cibi a rischio: dati RASFF (Rapid Alert System for Food and Feed) Micotossine 2013-2018
Cibi contaminati da metalli pesanti secondo i dati RASFF
Dossier Il “governo del Cambiamento” e la folle politica delle deroghe. https://www.europeanconsumers.it/wp-content/uploads/2018/10/Dossier_Deroghe-1.pdf
Analisi ecologica del protocollo DOCG prosecco 2018
Note sull’inquinamento da pesticidi in Italia
http://www.isde.it/wp-content/uploads/2018/01/2017.12.-Contaminazione-pesticidi-Italia-finale.pdf
Vulcano G., 2018, Spreco alimentare. Approccio sistemico e prevenzione strutturale
Ricordiamo anche l’impegno di European Consumers per stimolare le Autorità competenti in merito a legislazioni carenti o addirittura distruttive dal punto di vista ambientale:
Sul decreto foreste
Sullo spandimento di fanghi inquinati sui terreni agricoli
Sullo Scandalo Xylella
Sulle autorizzazione di pesticidi nella Regione Toscana
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